Russia e Ucraina: "pressioni verso la trattativa". Cosa succede in autunno
Secondo molti osservatori la guerra tra Russia e Ucraina si trova sostanzialmente in stallo. Una situazione che potrebbe a questo punto facilitare il ruolo della diplomazia per cercare una mediazione in grado di mettere fine alle ostilità. Lo sostiene l'ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi e già direttore generale del Dis, in un colloquio con HuffPost. Secondo Massolo entrambe le parti sarebbero ora appesantite dalla "war fatigue", la cosiddetta fatica bellica, e diversi fattori potrebbero presto spingere Mosca e Kiev verso l'avvio di trattative.
"Ci muoviamo in uno scenario condizionato da due fattori - afferma l'ambasciatore - situazione sul terreno (controffensiva Ucraina incerta negli esiti) e avvio della campagna elettorale americana. A questo stadio e in assenza di novità sul campo, entrambi questi fattori spingono verso l’avvio di trattative. Gli ucraini lo sanno e temono le pressioni che avranno al riguardo in autunno. Sia russi che ucraini, tuttavia, hanno poco spazio di manovra e questo lascia prevedere una situazione di stallo duraturo e insoluto”.
Ma quale potrebbe essere la mediazione proposta a Zelensky e Putin? "La diplomazia internazionale, che ora comprende anche la Cina, sta cercando manifestamente dei termini ragionevoli di compromesso da inserire in un possibile pacchetto complessivo - spiega il presidente dell'Ispi Massolo - Si potrebbe trattare, ad esempio, per gli ucraini di rinunciare di fatto e implicitamente alla Crimea e al ritorno sic et simpliciter alla situazione precedente al 24 febbraio 2022, in cambio di un’associazione sempre più stretta con la Nato e l’Unione europea, e soprattutto di ferree garanzie militari in funzione di deterrenza, sul modello di quanto fatto negli anni con Israele in Medio Oriente. Per i russi, di tenersi nei fatti la Crimea e (per ora) i territori conquistati in più nel Donbass (escludendo forse quelli che essi dicono di occupare ma di fatto non controllano), accettando nel contempo una prospettiva di referendum controllato internazionalmente nelle zone russofone".
Spetta tuttavia alle parti "definire tempi e modi" del dialogo ma per ora, complici le operazioni in corso sul terreno, nessuno dei due leader sembrerebbe interessato ad aprire uno spiraglio alla risoluzione del conflitto. Qualsiasi trattativa aperta ora, quindi, secondo Massolo potrebbe preannunciare "una scelta tra uno stallo pericoloso e un accomodamento precario. Con una prospettiva temporale non breve, che potrà dipendere, appunto, da quello che succederà sul campo e dall’andamento elettorale americano".