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Via della Seta, lite tra Crosetto e la Cina: “Nessun vantaggio”, “Interesse comune”

Dario Martini
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L’ipotesi, molto concreta, di un’uscita dell’Italia dalla Via della Seta, l’accordo commerciale, infrastrutturale e geopolitico che unisce Roma a Pechino, suscita le prime reazioni ufficiali del governo cinese. A prendere posizione è il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica popolare: «È nell’interesse di entrambe le parti sfruttare ulteriormente il potenziale di cooperazione della costruzione congiunta della Belt and Road». Un messaggio chiaro: Xi Jinping non gradirebbe un passo indietro da parte dell’Italia. Quella di ieri è la reazione alle dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, secondo il quale firmare quel memorandum da parte dell’allora premier Giuseppe Conte - era il 2019 - fu un «atto improvvisato e scellerato». Il ministero degli Esteri cinese non è d’accordo. Per Pechino non va gettato alle ortiche quanto fatto sino ad ora. Per il governo cinese questo strumento, ideato da Xi Jinping in persona, ha permesso di «costruire una nuova piattaforma per la cooperazione concreta tra Cina e Italia e ha ottenuto molti risultati pratici nella cooperazione economica, commerciale e imprenditoriale», si legge in un nota, che cita statistiche italiane secondo cui, nei primi cinque mesi dell’anno le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 58% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (un periodo ancora segnato dalle forti restrizioni anti-Covid in Cina).

 

 

L’argomento del rinnovo della Via della Seta non è stato affrontato ufficialmente nella visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca con Joe Biden andata in scena nei giorni scorsi. Ma sono note le pressioni di Washington affinché il nostro governo si stacchi da questo accordo. Il presidente del Consiglio ha già spiegato che una decisione sarà presa entro dicembre. Prima, però se ne discuterà sia in Parlamento sia con Pechino. Sicuramente l’accordo sottoscritto dall’ex premier Conte fu un segnale in netta discontinuità con la politica estera italiana ed europea. Occorre ricordare che pochi giorni prima della firma del memorandum, la Ue aveva approvato le linee strategiche delle relazioni con la Cina definendola «rivale sistemico». Sempre in quei giorni Bruxelles era impegnata nella definizione delle strategie per la protezione delle reti 5G minacciate dalle tecnologie cinesi.

 

 

Ieri Crosetto ha contro-replicato al ministero degli Esteri cinese: «Il presidente Meloni non ha paura di accollarsi le responsabilità delle scelte e quando le fa le fa sempre in prima persona. Quale saranno lo vedremo nei prossimi mesi ma sicuramente qualunque passaggio verrà fatto con la Cina verrà fatto dimostrando il rispetto che si deve a una grande nazione che è un grande partner». Poi, però, ha chiarito meglio quale sia il suo orientamento: «L’interesse c’è quando la cosa si vede, l’interesse c’é quando c’è reciprocità e un vantaggio comune. Io considero» la via della Seta «un errore che non ci ha portato alcun beneficio né vantaggio commerciale».

 

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