Il governo Meloni guarda al voto in Spagna per cambiare la linea Ue
C’è un’evoluzione nell’area mediterranea che potrebbe verificarsi oggi e potrebbe riguardare anche le prospettive di alleanza e di sinergia dell’Italia. La Spagna, infatti, è chiamata al voto, dopo che il primo ministro Pedro Sanchez, incappato in una pesante sconfitta alle consultazioni comunali e regionali dello scorso maggio, ha provato a scartare gli avversari portando i cittadini alle urne qualche mese prima della scadenza naturale di fine anno. A sfidare Sanchez, socialista, sono il candidato del Partito Popolare Alberto Nunez Feijóo, il numero uno del partito identitario di destra Vox Santiago Abascal e la comunista Jolanda Di’az. Alla vigilia della sfida, per quanto i socialisti abbiano rivendicato un recupero nelle ultime settimane, il favorito è Feijóo, che comunque potrebbe aver bisogno, per formare una maggioranza, dell’appoggio di Vox. L’esito finale può fornire alcune chiavi di lettura anche per la prospettiva italiana, applicata all’intero quadro politico.
Delicata operazione al cuore per il premier di Israele: come sta
Un risultato negativo del Pse, infatti, confermerebbe un trend negativo per una certa sinistra ideologicamente orientata. Sanchez, infatti, durante la sua fase di governo ha portato a termine la legalizzazione dell’eutanasia e la cosiddetta "leytrans" che prevede la possibilità di cambiare sesso a partire dai 16 anni. Dunque, un eventuale esito cattivo alle elezioni sarebbe un campanello d’allarme (l’ennesimo) anche per il Pd di Elly Schlein, partito dalla piattaforma molto radicale, che infatti vede in Sanchez uno dei suoi punti di riferimento internazionali. Interessante, poi, è capire quel che potrebbe accadere nell’altra parte del campo. Un’alleanza tra Partito popolare e Vox è una prospettiva tangibile, ma non così automatica. A livello territoriale è uno schema già percorso ma non sempre la convivenza tra i due partiti si snoda senza patemi. Qualora riuscisse l’amalgama a livello nazionale, si riproporrebbe con i colori iberici lo schema italiano di un centrodestra che vede insieme i punti di riferimento nazionali delle grandi famiglie europee del Ppe (cui appartiene il partito popolare) e dei conservatori (di cui fa parte Vox). E potrebbe, in questo senso, segnare l’allaccio di un dialogo virtuoso con l’Italia.
Biden trema per il sondaggio: Trump vola, dem senza possibilità
È notorio, infatti, come tra Fratelli d’Italia e Vox le relazioni politiche siano da tempo avviate, e lo testimonia la partecipazione di Giorgia Meloni ad alcuni eventi del partito guidato da Abascal. Tra Forza Italia e Partito popolare la sintonia è ultraventennale, e risale ai tempi di Berlusconi e Aznar. Dunque potrebbe crearsi quella sinergia, specie sui migranti, che spesso è mancata tra il governo di centrodestra italiano e l’esecutivo guidato da Sanchez, stante la ritrosìa di quest’ultimo più che altro per ragioni ideologiche e di tattica politica (la contrapposizione tra socialisti e Vox è molto accesa). Dunque, un governo di centrodestra spagnolo è la tessera che manca per creare un vero e proprio asse mediterraneo che già vede sintonie politiche tra Italia e Grecia (dove da poco è stato riconfermato, con larghissima maggioranza, il primo ministro conservatore Kyriakos Mitsotakis). Questo eventuale "blocco" potrebbe rivelarsi decisivo su una moltitudine di dossier. Quello migratorio, trattandosi di tre Paesi di primo approdo, è senz’altro quello di più immediata individuazione. Ma ci sono altre partite in corso nell’Unione europea. Una è senz’altro quella del patto di stabilità, con la spada di Damocle della linea tedesca che, qualora passasse, imporrebbe oneri pesantissimi circa il rientro sul debito. Altro tema è quello della transizione ecologica, dove il retaggio ideologico green, molto penalizzante, trova maggiore accoglimento nelle culture politiche nordiche. Infine su tutto ciò che riguardala evoluzioni nella normativa Lgbt. Con la congiunzione di governi ispirati da valori comuni, anche l’area mediterranea può svolgere un ruolo di sostanza politica in una fase complessa come quella attuale.
“Non va umiliato”. Su Putin il capo dell'intelligence inglese spiazza l'Occidente