Putin, profezia del super-007 dell'MI6: "La fine è vicina, ecco quando cadrà"
Alle prossime elezioni presidenziali americane del 2024, il Presidente russo Vladimir Putin non sarà più al potere. Ne è convinto Chris Steele, ex capo del Russia Desk dell’MI6 – il servizio d’intelligence britannico – e lo racconta a La Repubblica in una lunga intervista: “Per Putin è l’inizio della fine”. Secondo il 59enne ex agente britannico, il Capo del Cremlino sarebbe ormai al capolinea e il discorso alla nazione fatto dopo il tentato Golpe del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, sarebbe tutto fuorché una dimostrazione di forza: “Non sa come gestire la prima grande sfida subita dalla destra nazionalista” ha dichiarato “avendo costruito Prigozhin e Wagner, e dipendendo da loro, fatica a trattarli come traditori criminali”.
Traditori criminali non per caso. Steele, infatti, ha chiarito i motivi della marcia su Mosca intrapresa dal Cuoco di Putin. Tutta colpa del ministro della Difesa e suo accerrimo nemico, Sergej Shoigu, e della decisione di mettere i mercenari della Wagner sotto il diretto comando del suo ministero. Un evidente e inaccettabile perdita di potere per Prigozhin, a tratti vitale. Perché se da un lato lo scontro era politico, dall’altro c’erano in ballo “gli interessi economici del bottino di guerra”.
E allora perché fermarsi a 200 miglia da Mosca? Un accordo. Un’intesa arrivata dopo ore di trattative sulle attività della Wagner in Africa e Medio Oriente, luoghi dove ci sono operazioni che “si conducono dietro le quinte in maniera criminale” e Prigozhin “ha ricevuto garanzie di poterle continuare”. Sui fiancheggiatori del Golpe, Steele è netto: non c’entrano gli Stati Uniti, tutta farina del suo sacco. Nemmeno all’interno del gruppo dirigente russo, nonostante le voci insistenti sul supporto di Vladimir Yakunin, politico controverso, amico personale del Capo del Cremlino e Consigliere di Stato.
“Alcuni oligarchi” racconta Steele “hanno preso le distanze da Putin, ma non sono pronti ad abbracciare Prigozhin come leader, perché è un criminale”. Come dicevamo, secondo l’ex dirigente dell’MI6, Prigozhin ha fatto tutto da solo. E sulla mancata reazione da parte del Cremlino, Steele non ha dubbi: Putin “è stato colto di sorpresa, non credeva alla sfida di un gruppo paramilitare di destra. Sabato a Mosca c’è stato il panico”. E invece adesso? Cosa capiterà a Prigozhin durante il suo esilio in Bielorussia? Potrebbe sopravvivere solo “se obbedisce e si limita agli affari. Se insiste con la politica verrà eliminato”.
Ma allora perché Putin dovrebbe temere la fine? L’autore del dossier che diede avvio al “Russiagate”, l’inchiesta giudiziaria sulla campagna che portò alla Casa Bianca l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Steele ne è sicuro: Putin è sempre più solo. “Intorno ha un gruppo sempre più ristretto, inefficace, che non gli dice la verità, cioè che la guerra è disfunzionale” e “ciò porterà alla rottura del sistema e la cacciata di Putin”. E per chi si domanda se reagirà ad una sua possibile cacciata sganciando l’atomica risponde: “Ha altre priorità di cui occuparsi, come la sua sopravvivenza”.