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Russia, così gli oligarchi aggirano le sanzioni e salvano le loro ricchezze

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Ci è voluto il vertice di Hiroshima, nel maggio 2023, affinché il G7 accettasse di mappare completamente la ricchezza della Russia e degli oligarchi russi. Dall’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, la Banca Centrale Russa (CBR) ha 300 miliardi di dollari "congelati" in banche straniere - che sono stati gradualmente convertiti dai vulnerabili dollari USA in euro e valute minori, oltre che in oro fisico. Solo un Paese, il Canada, con la sua grande diaspora ucraina, ha effettivamente confiscato i beni russi per darli poi all'Ucraina. 

 

 

Tutti immaginiamo che le ville e gli yacht confiscati rappresentino un colpo ai patrimoni dei ricconi di Mosca, ma in realtà sono solo gli orpelli di un'enorme ricchezza che non viene intaccata. Le protezioni legali della ricchezza degli oligarchi possono essere meno efficaci negli Stati Uniti, mentre l'Ue è essenzialmente un sistema giuridico piuttosto che uno Stato sovrano e i singoli governi sono riluttanti a toccare i beni della Russia e dei suoi oligarchi, se non immobilizzandoli o congelandoli. Un esempio di queste complessità, specifica l’European Council on Foreign Relations, si è già verificato nel caso della sanzionata Alfa Bank, dove molti intellettuali russi dissidenti hanno scritto all'Ue chiedendo di revocare le sanzioni e ai suoi proprietari Mikhail Fridman e German Khan. Ci sono poi i casi eclatanti come quello del denaro guadagnato nell'Ue da aziende come Gazprom e Rosneft che viene facilmente trasferito in luoghi come la Turchia (che non ha imposto alcuna sanzione alla Russia) e da lì nei conti della società statale Rosatom, il conglomerato nucleare che sta costruendo centrali elettriche in Turchia.

 

 

Mentre le sanzioni sembrano aver inciso sul patrimonio netto individuale degli oligarchi, tra i pochi che non è stato intaccato c’è Moshe Kantor, il numero di miliardari russi è in realtà aumentato, così come il loro patrimonio netto collettivo, per un totale di 154 miliardi di dollari. Gli oligarchi hanno eluso le sanzioni trasferendo talvolta i beni familiari o attraverso reti di trust, società off-shore e filiali. La Grecia si oppone al fatto che alcune delle sue imprese siano state inserite in un elenco di quelle che aiutano i russi a eludere le sanzioni. È inoltre sorprendente che nel Regno Unito, con la sua vasta classe di "maggiordomi del mondo", dai commercianti d'arte e d'auto agli agenti immobiliari, non sia stata comminata una sola multa per aver aiutato gli oligarchi russi sanzionati. Ad esempio, chi vende a Kantor l'arte e le opere di Chagall, Modigliani, Soutine che poi lui prende e dona al Museo delle Avanguardie di Mosca? In questi casi le attenzioni delle autorità sarebbero nei confronti dei gestori dei patrimoni degli ricconi russi. Alcuni di loro sono specializzati nell'utilizzo dei fondi di oligarchi sanzionati per la manutenzione di proprietà in Occidente, come è stato dimostrato nel caso di Viktor Vekselberg, che ha utilizzato un intermediario russo per coprire i costi di gestione di quattro case statunitensi del valore di 75 milioni di dollari.

 

 

Tornando alle sanzioni, nessuno dei Paesi che le ha imposte è passato dal congelamento dei beni alla reale confisca.  Avendo tardato a imporre alla Russia sanzioni che funzionano davvero, ora gli Stati Uniti e l'Unione Europea sperano che i nuovi prezzi del petrolio e del gas sulle esportazioni russe danneggino le entrate di Mosca. Tuttavia, la Russia si è dimostrata abile nell'importare beni da nazioni amiche (tra cui Cina, Corea, Malesia, Turchia, Bielorussia, Armenia, Azerbaigian e i paesi dell'Asia centrale del petrolio e del tappeto). Nei prossimi messi occorrerà dunque, da una parte arginare le importazioni verso la Russia, dell’altra fare molto di più per passare dal congelamento dei beni alla loro effettiva confisca al fine di destinare i denari alla futura ricostruzione dell’Ucraina.

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