Naufragio di migranti in Grecia, è una strage: 100 bambini intrappolati nella stiva
Le vittime accertate sono 78 ma potrebbero arrivare a 600 Un bilancio molto più pesante di quello di Cutro Rimpallo di responsabilità tra Frontex e Atene
Il bilancio dei morti del naufragio al largo delle coste greche è fermo a 78, ma si prevede che le vittime siano molte di più. Fino a 600 persone sarebbero state inghiottite dal mare di fronte a Pylos, è la stima del dottor Manolis Makaris, capo della cardiologia del Kalamata General Hospital, secondo cui «il numero esatto di tutte le persone che si trovavano sulla barca era di 750 persone». Nella stiva del peschereccio ci sarebbero stati «almeno 100 bambini», riporta invece un superstite della tragedia. L’agenzia europea di controllo delle frontiere, Frontex, aveva avvertito le autorità greche la mattina del giorno prima del naufragio.
Mentre proseguono ancora le operazioni di ricerca e salvataggio, con scarse possibilità di trovare superstiti, si rincorrono le versioni sull’accaduto: secondo alcuni la motovedetta della Guardia costiera greca si sarebbe avvicinata a tarda notte senza intervenire, secondo altri avrebbe provato a trainare l’imbarcazione. Con il solito scaricabarile di responsabilità e una dinamica simile a quella del naufragio di Cutro.
«Frontex è un organismo europeo che ha identificato la nave e ha trasmesso le informazioni agli Stati membri e poi spetta agli Stati membri svolgere le missioni di ricerca e soccorso», ha ribadito il primo portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. Per l’Esecutivo Ue è ancora troppo presto pensare ad avviare un’indagine anche sull’operato dell’agenzia europea mentre si stanno svolgendo ancora le operazioni di soccorso che hanno visto anche il direttore di Frontex recarsi in Grecia.
Le autorità greche hanno interrogato otto egiziani sospettati di essere gli scafisti. Secondo le informazioni dell’emittente greca Ert, gli otto sospetti avevano una pagina web in cui offrivano il servizio di traversata del Mediterraneo per un costo che variava tra i 4.000 e i 6.000 euro a persona.
La premier Giorgia Meloni è tornata a parlare, ricevendo il primo ministro di Malta, Robert Abela, della necessità di difendere i confini esterni: «in tema di immigrazione conveniamo sul fatto che senza una adeguata difesa dei confini esterni dell’Unione europea diventa molto più difficile parlare di movimenti secondari». L’immigrazione, le fa eco il premier della Valletta, è «una grande sfida» per Italia e Malta e «come partner mediterranei, Italia e Malta parlano con una sola voce a tale riguardo».
Da Bruxelles confidano che l’auspicata adozione del Patto Migrazione il prossimo possa portare a gestire meglio la situazione nel contesto anche delle iniziative con i paesi terzi. La commissaria Ue, Stella Kyriakides, chiede di «fare di più per fermare le reti criminali che ogni giorno mettono a rischio la vita». Di certo il tema, assieme al dossier Tunisia, sarà al vertice dei leader Ue del 29 e 30 giugno, in cui la Commissione renderà conto agli Stati delle misure intraprese nei mesi scorsi. Oggi, intanto, si riunirà il gruppo di contatto di ricerca e soccorso con i tecnici dei 27, un gruppo che è stato rilanciato dalla Commissione per aiutare gli Stati membri a gestire e prevenire i naufragi, condividendo informazioni e pratiche comuni. Sul fronte interno la segretaria del Pd, Elly Schlein, torna a invocare una missione «Mare nostrum» europea per le operazioni Sar, perché «non possiamo più tollerare che il Mediterraneo sia un cimitero a cielo aperto».