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Migranti, la Ue si spacca. L'Italia vota il patto sui Profughi

Edoardo Romagnoli

Dopo un giorno di estenuanti trattative i ministri degli Interni dell’Unione europea hanno approvato il Patto per le migrazioni e per l’asilo. Approvato con l’astensione di sei Paesi membri: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria. Mentre l’Italia ha votato a favore. Dopo quasi tre anni di lavoro passano i due regolamenti chiave del Patto, ora inizieranno i negoziati con il Parlamento. Le nuove norme prevedono un meccanismo di solidarietà obbligatoria che non significa ricollocamenti obbligatori ma una quota di compensazione di 20 mila euro a migrante da corrispondere in caso uno Stato non accetti i ricollocamenti. Vengono poi introdotte procedure più snelle per le richieste di asilo, i rimpatri e un tetto per le quote di accoglienza in ogni Stato. «L’Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio odierno. In primis, abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori.

L’Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo il voto al Consiglio Affari interni. «Abbiamo ottenuto - ha proseguito Piantedosi - la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi. Nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare alla relocation, è prevista anche la compensazione dei «dublinanti». Siamo riusciti ad ottenere un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri. Abbiamo, altresì, evitato che venissero poste delle limitazioni che avrebbero escluso alcuni Paesi». Anche i termini di responsabilità del Paese di primo ingresso per i casi Sar, ricerca e soccorso, «sono stati ridotti grazie al nostro intervento. Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Unione Europea. Infine, per quanto riguarda le procedure di frontiere, su cui l’Italia, a livello nazionale, ha precorso i tempi europei, con le misure introdotte dal decreto Cutro, siamo riusciti ad ottenere la creazione di un sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne. Abbiamo anche ottenuto una clausola di revisione del sistema dopo un primo test di sostenibilità. È stata, infine, raggiunta anche l’intesa su misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa (anche mediante infrastrutture) delle procedure di frontiera», conclude.

  

Insomma, il governo di Roma apprezza i progressi che sono stati fatti per venire incontro alle richieste dell’Italia ma questo non è sufficiente. La Polonia ha criticato la scelta di far pagare 20mila euro per migrante non accolto tramite ricollocamento. Una cifra «inaccettabile» per un governo che ha già accolto oltre un milione di ucraini. Varsavia, assieme al governo ungherese, chiedono che la questione sia trattata a livello di capi di Stati e di governo al Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, dove vige la regola dell’unanimità.