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Guerra, da Nato e Ucraina l'ultimo assalto a Vladimir Putin

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Alessandra Zavatta
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Bombe su Belgorod, in Russia. Due morti e sei feriti il bilancio dell’attacco ucraino oltreconfine. Esplosioni a Berdyansk, nella regione di Zaporozhzhia, occupata dall’esercito di Mosca. La guerra si allarga ma la controffensiva non è ancora iniziata. «Sarà presto», ha annunciato ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. »Abbiamo pronte dodici brigate, attaccheremo con almeno sessantamila uomini». Ma il presidente teme che «un grande numero di soldati morirà» e per questo ha chiesto più armi ai Paesi sostenitori dell’Occidente. Missili a lungo raggio per coprire l’avanzata delle truppe e aerei da combattimento. Gli Stati Uniti hanno promesso 37 miliardi di dollari di aiuti militari all’Ucraina, la Gran Bratagna 4,6 miliardi di sterline e la Germania 4,2 miliardi di euro.

Stuzzicato dal Wall Street Journal, Zelensky non si è lasciato andare in particolari: «La controffensiva ci sarà e anche in diversi modi ma non posso dire quando». «Spero che un eventuale cambio nella presidenza degli Usa non modificherà la linea di aiuti a Kiev», ha sottolineato. Il riferimento, neppure troppo occulto, è a Donald Trump, che ha annunciato di volersi ripresentare alle elezioni per la Casa Bianca in programma nel 2024. «Io in ventiquattr’ore russi e ucraini li avrei fatti smettere di uccidersi a vicenda», ha dichiarato nei giorni scorsi The Donald. Il conflitto potrebbe finire davvero presto, ma per mancanza della materia prima: i proiettili. L’esercito di Kiev ne spara cinquemila al giorno e gli alleati europei non sono in grado di produrne a tale velocità. Il sostegno di Washington diventa quindi strategico. Le forze del Cremlino di proiettili, invece, ne tirano ventimila al giorno. Ma la Russia, potenza nucleare e gigante economico, al momento riesce a stare al passo con un così elevato consumo di materiale bellico.

E intanto le bombe «sconfinano» e piovono su Belgorod, ferendo anche un ragazzo di tredici anni e una bimba di undici. Se da un lato James Kirby, capo del Consiglio di sicurezza nazionale americano, rassicura Kiev («Siamo fiduciosi di aver soddisfatto le esigenze dell’Ucraina per lanciare la controffensiva»), dall’altra gli Usa sottolineano come «i combattenti filo-ucraini che la scorsa settimana hanno messo a segno un raid oltre frontiera, a Belgorod, hanno usato quattro mezzi tattici offerti dagli Stati Uniti e dalla Polonia, due dei quali sono stati catturati dalle forze russe; fucili forniti dal Belgio e dalla Repubblica Ceca, e un’arma anticarro At-4 in dotazione alle forze americane. Sollevando la questione dell’impiego «non conforme» di armi fornite dalla Nato e dell’impegno di Kiev a mantenerle in sicurezza. Tre dei veivoli con protezione per le imboscate e le mine portati in Russia erano stati forniti dagli Usa e il quarto dalla Polonia.

Intanto il presidente francese Emmanuel Macron s’è proposto come «paciere». Secondo Mosca «Parigi è parte nel conflitto» e non può far da mediatore. In ogni caso, ha aggiunto il Cremlino, «il presidente Vladimir Putin è aperto a qualsiasi contatto che porti al raggiungimento degli obiettivi russi». Mentre a Vilnius, in Lituania, i presidenti di tutti i parlamenti dei trenta Paesi dell’Alleanza Atlantica, hanno discusso del «sostegno all’Ucraina per la difesa e la ricostruzione del Paese». Con particolare riguardo alla realizzazione delle infrastrutture civili, in cui l’Italia potrebbe avere un ruolo di primo piano. 

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