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Taiwan, la minaccia della Cina: per l'isola non rinunceremo alla forza

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Il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, ha assicurato in un forum sulla sicurezza a Singapore che il suo Paese «non promette di rinunciare alla forza» per prendere Taiwan, dopo le nuove tensioni con gli Stati Uniti sull’isola autonoma. «Taiwan è al centro degli interessi della Cina. È una questione interna e indiscutibile. Spetta alla Cina decidere come risolverla», ha detto Li durante un discorso allo Shangri-La Dialogue, il più importante forum annuale sulla sicurezza in Asia, a cui partecipa anche il suo omologo americano, Lloyd Austin.

I commenti di Li giungono tra nuove tensioni nello Stretto di Taiwan e dopo le parole di Austin il giorno prima nello stesso forum, dove aveva sottolineato che gli Stati Uniti, che forniscono armi all’isola e in linea di principio la difenderebbero in caso di attacco, «continueranno a opporsi categoricamente a un cambiamento dello status quo (di Taiwan) da parte di entrambe le parti». Una nave militare cinese ha manovrato pericolosamente a 137 metri dal cacciatorpediniere statunitense USS Chung-Hoon mentre svolgeva esercitazioni congiunte con la Marina canadese vicino a Taiwan. Interrogato sulla sfiorata collisione del giorno prima, Li ha denunciato sul forum che «non si tratta di incroci innocenti ma di provocazioni».

 

 

 

Il ministro della Difesa cinese, insediatosi a marzo, ha ripetutamente criticato indirettamente gli Stati Uniti per essere «responsabili» dell’instabilità nello Stretto di Taiwan, ponendo domande del tipo: «Chi sta minando la sicurezza? La risposta è chiara». Li ha avvertito che con più manovre di questo tipo «saremo più decisi nella nostra risposta. Ogni interferenza fallirà. La Cina dev'essere e sarà riunificata». Il ministro ha aggiunto che, sebbene l’intenzione sia quella di una «riunificazione pacifica», la Cina non rinuncia all’uso della forza «a prescindere dal costo in caso di provocazioni». «Voglio fare una domanda. Perché questi incidenti avvengono in zone vicino alla Cina e non in altri Paesi? Penso che sia perché le navi cinesi non compiono azioni egemoniche vicino ad altri Paesi (...) Come diciamo sempre: fate attenzione, fatti gli affari tuoi e bada al tuo vicinato».

Il ministro cinese, invece, non ha posto domande sulle lamentele dei Paesi vicini, come le Filippine, sulla presenza di navi cinesi nelle sue acque territoriali, mentre Pechino rivendica la quasi totalità del Mar Cinese Meridionale, ricco di risorse. Nonostante il tono a volte severo del discorso, Li ha anche presentato la Cina come una forza per la pace, affermando che «la Cina e gli Stati Uniti dovrebbero gestire le loro divergenze e trovare un modo per andare d’accordo». Pur affermando che il suo Paese è «aperto» alla comunicazione con la parte Usa, ha sottolineato che «se non c’è rispetto reciproco, il dialogo non è produttivo». «La strada giusta è il rispetto reciproco, la convivenza pacifica e lo sviluppo delle due parti», ha sottolineato Li, dopo il rifiuto di Pechino di incontrarsi a margine del Dialogo Shangri-La con il suo omologo americano, Lloyd Austin. Sebbene Li non vi abbia fatto specifico riferimento, uno dei principali scogli per l’incontro bilaterale è che Li è stato sanzionato nel 2018 dagli Stati Uniti, accusato di aver acquistato armi dalla società statale russa Rosoboronexport.

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