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Kosovo, arrivano altre truppe Nato. Tajani: c'è il rischio di una nuova guerra

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Nel nord del Kosovo la tensione rimane alta dopo gli scontri tra la minoranza etnica serba e le forze di pace guidate dalla NATO. I manifestanti serbi si sono radunati di fronte al municipio di Zvecan, chiedendo il ritiro delle forze speciali di polizia kosovare e dei sindaci di etnia albanese che non considerano rappresentanti legittimi. I soldati della KFOR hanno circondato l'edificio municipale e assicurato il perimetro con una recinzione metallica e filo spinato. Durante gli scontri, tre persone sono rimaste ferite e sono state curate all'ospedale di Pristina. La minoranza serba aveva boicottato le elezioni locali, consentendo all'etnia albanese di assumere il controllo dei consigli locali nonostante una scarsa affluenza. La situazione rimane delicata e la tensione etnica continua a essere una sfida nel contesto del Kosovo. 

 

Nel rassicurare sulle condizioni dei 14 militari italiani feriti ieri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso la sua grande preoccupazione avvertendo, come anche il capo della diplomazia europea Josep Borrell, del rischio di un'escalation: "Non possiamo permetterci un'altra guerra", ha detto l'alto rappresentante per la politica estera Ue, mentre la Nato ha deciso di aumentare il contingente della missione in Kosovo. 

 

Il rischio di una guerra civile nei Balcani "c’è e noi stiamo lavorando perché questo rischio non si presenti sul serio", ha detto Tajani ieri a Stasera Italia su Rete4: "Bisogna lavorare perché questi Paesi entrino a far parte dell’Unione europea, per calmare le acque" e "per impedire influenze esterne come quelle russe o cinesi". 

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