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Kosovo, calma dopo la tempesta: cosa succede dopo gli scontri violenti

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La situazione sembra tornata alla calma nel Kosovo settentrionale dopo i violenti scontri che ieri hanno opposto militanti serbi ad agenti kosovari in tre comuni. A Zvecan, Leposavic e Zubin, secondo quanto riportato dalle autorità di Pristina, la disputa ha visto da una parte gli agenti che cercavano di garantire l’accesso agli uffici municipali, dall’altra i serbi che tentavano di impedire ai nuovi sindaci di raggiungere la loro sede e prendere servizio. I nuovi responsabili locali sono esponenti di partiti albanesi eletti nella zona a maggioranza serba al recente voto locale, boicottato per protesta dai serbi. La situazione si è intensificata ieri, specialmente a Zvecan, dove le unità di polizia del Kosovo hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla inferocita. Cinque agenti di polizia sono rimasti feriti, secondo il bollettino ufficiale delle autorità. 

 

 

Durante gli scontri sono stati incendiati o danneggiati veicoli appartenenti alla polizia del Kosovo e alla missione Eulex dell’Ue. Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia hanno diramato ieri un comunicato congiunto sulla vicenda: «Condanniamo la decisione del Kosovo di forzare l’accesso agli edifici municipali nel nord del Kosovo, nonostante il nostro appello alla moderazione». In una dichiarazione congiunta dei ministeri degli Esteri, i cinque paesi esprimono inoltre preoccupazione per la decisione di Belgrado di mettere in stato di massima allerta le sue forze ed hanno esortato tutte le parti a dar prova di moderazione. Un’altra zona esplosiva che in futuro potrà scatenare un conflitto allargato.

 

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