Attacco droni, "lo sanno tutti che Putin non sta lì". Il sospetto dell'Intelligence
Chi c'è dietro l'attacco di droni al Cremino - in particolare sopra la cupola del Senato russo - e a Vladimir Putin? L'Ucraina, gli Stati Uniti come sostenuto dalla Russia, o si tratta di un episodio di "false flag", un atto orchestrato da Mosca? Alla prima ipotesi risponde un’importante fonte del ministero della Difesa britannica che, parlando con Sky news, fa notare: "Lo sanno tutti che Putin non sta al Cremlino e non c’è nessun vantaggio per l’Ucraina nel colpirlo", afferma l'esponente del governo di Londra. "Tutto è possibile - afferma la fonte - ma non c’è alcun vantaggio per l’Ucraina nel farlo, non c’è alcun vantaggio militare, tutti sanno che Putin non rimane al Cremlino. Semmai l’episodio è a favore della Russia, che cerca così di ottenere sostegno contro l’Ucraina", afferma la fonte.
"Distruggeremo il governo di Kiev". La minaccia della Russia non dà scampo
Insomma, l'evento che rischia di essere uno spartiacque del conflitto interroga gli analisti. Sempre da Londra, l'intelligence britannica commenta i ripetuti attacchi di Kiev ai siti di stoccaggio e ai depositi di carburante nelle regioni russe al confine con l’Ucraina. Secondo gli 007 Uk Mosca sarà costretta a modificare le vie di rifornimento, facendo affidamento su depositi meno minacciati.
Attacco al cuore di Mosca con i droni: la Russia accusa Kiev ma Zelensky nega
In particolare all’attacco di ieri con droni "al deposito di carburante di Volna, sul lato continentale russo dello stretto di Kerch, vicino al ponte di Crimea", è uno dei molti attacchi "dall’inizio dell’anno contro i siti di stoccaggio di carburante russi, avvenuti sia nell’Ucraina occupata, che nelle regioni di confine tra Russia e Ucraina che rimangono particolarmente vulnerabili". "Il danneggiamento della rete di stoccaggio - scrive ancora l’intelligence - e l’interruzione della distribuzione del carburante probabilmente costringeranno ad adeguare le operazioni di rifornimento militare della Russia, attraverso ulteriori misure di protezione nei siti di stoccaggio, come visto a Tuaspe, in Russia, o l’affidamento a infrastrutture nelle regioni meno minacciate".