fronte caldo
"Nuova guerra per Putin", scontri a fuoco e tank in movimento: che succede
Si riapre un fronte di guerra che sembrava dimenticato per Vladimir Putin. Parliamo del Nagorno-Karabakh, regione contesa tra Azerbaigian e Armenia, nel Caucaso. La Russia ha il ruolo di mediatrice nel conflitto tra i due Paesi e ha accusato Baku di aver violato l’accordo di cessate il fuoco, che ha posto fine alla guerra del 2020, consentendo alle sue truppe di attraversare la linea di demarcazione. "Il 25 marzo 2023, un’unità delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto nel distretto di Shusha, in violazione" dell’accordo raggiunto nel 2020, ha affermato in un comunicato il ministero della Difesa russo.
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Recentemente i negoziati tra le due parti sembravano finalmente avviati a una soluzione per la martoriata regione, ma nuovi scontri a fuoco nel mese di marzo improvvisamente fatto rialzare la tensione. "L'incubo di un nuovo conflitto in Karabakh" è ora concreto, scrive il Giornale che ha dedicato un'analisi al caso. Gli azeri, si legge, hanno respinto le accuse di Mosca ribadendo che "le unità dell'esercito azerbaigiano hanno adottato adeguate misure di controllo al fine di impedire l'uso per attività illegali di strade non asfaltate a nord della strada Lachin, nonché un'ulteriore escalation della situazione e potenziali provocazioni dovute al trasporto di armi e munizioni nei territori dell'Azerbaigian da parte dell'Armenia".
L'accusa di Baku è che l'Armenia starebbe intensificando "il trasporto di personale militare, armi e munizioni, mine antiuomo, nonché altro equipaggiamento militare" nel territorio di competenza azera e in cui è temporaneamente dispiegato il contingente russo di peace keeping. Una pace che, con la Russia impegnata nella guerra in Ucraina, sembra difficile da riportaste.