equilibri rotti

Ucraina e caos mondiale, Caracciolo: "Grande guerra? È appena cominciata"

Giada Oricchio

L’invasione dell’Ucraina è stata il primo passo verso la “Guerra Grande”, quella che vede Usa, Cina e Russia sfidarsi per l’egemonia mondiale. La controprova sta nel clima sempre più teso nell’area Indo-Pacifica. Il direttore della rivista “Limes” Lucio Caracciolo, nel consueto editoriale per “La Stampa”, ha analizzato l’attuale momento storico: “Questa è, se vi pare, la Guerra Grande. Una sola certezza: è appena cominciata e nessuno può immaginarne la fine. Acclarato che la sgangherata marcia su Kiev avviata da Putin il 24 febbraio 2022 si voleva preludio alla parata della vittoria, non alla prolungata guerra d’attrito fra America e Russia in ripida scalata verso lo scontro diretto”.

  

Caracciolo la definisce “Guerra Grande”, disegnata dai tre protagonisti - Stati Uniti, Cina e Russia - in due teatri principali: “Con la prima coppia di antagonisti in frizione sempre meno fredda nell’Indo-Pacifico, mentre russi e americani si affrontano lungo i bordi dell’Eurasia occidentale, fra Mar Nero e Baltico, epicentro Ucraina”. Un giorno il conflitto sarà “sospeso”, “congelato”, ma non finirà perché rappresenta lo scontro di civiltà fra Occidente e Russia, di emancipazione di una nazione in sviluppo da un impero in decadenza ma indisponibile ad abdicare al suo status e di partita fra mafie e oligarchie russe e ucraine in un contesto regionale instabile.

Il direttore della scuola “Limes” evidenzia che gli aiuti finanziari e militari all’Ucraina non sono sine die perché “la causa è altrui, non propria”, al contrario la Russia è disposta ad andare avanti a lungo perché sta combattendo la sua guerra. “La sospensione non ripristinerà lo status quo ante – scrive Caracciolo -. A quale scenario postbellico preluderebbe? L’analista britannico Samir Puri prevede che ne scaturirebbe l’equivalente ucraino delle due Germanie. (…). Per Dominic Lieven, se gli ucraini dovessero in qualche modo riprendere la Crimea, questa sarebbe semplicemente una fonte infinita di pericolo e di conflitto. È chiaramente contro l’interesse dell’Ucraina riconquistare la Crimea. (…) Il Donbass orientale è la più grande rust belt d’Europa, nella quale si combatte da un sacco di anni. Oggi nell’Ucraina orientale la maggior parte della popolazione è probabilmente pro-russa, altrimenti se ne sarebbe andata”.

Dunque, la tregua non è vicina. Lucio Caracciolo conclude osservando che Putin non mira al cessate il fuoco perché spera di poter sfondare il fronte per imporre all’Occidente una rinnovata supremazia sui “fratelli” ucraini, ma non lo vogliono nemmeno la Polonia e i popoli dell’avanguardia antirussa tra Scandinavia e Mar Nero: “È la falange ultrà. Ben rappresentata nel Forum delle libere nazioni della Russia, votato alla «decolonizzazione» della Federazione putiniana. (…). Quindi, primo sconfiggerla, poi scomporla in «Stati liberi e indipendenti. E poi?”.