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Terremoti, Erdogan: "Il disastro del secolo". Ventimila morti fra Siria e Turchia
Sono oltre 20mila le vittime del devastante terremoto che ha colpito Siria e Turchia, 17.134 quelle confermate dalle autorità di Ankara, le restanti 3.317 in territorio siriano, da dove le informazioni arrivano in maniera più frammentaria. "E' il disastro del secolo", le parole usate per descrivere la tragedia dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che continua il suo viaggio nelle dieci province martoriate dal sisma. Territori dove da oggi, e per tre mesi, entra in vigore lo stato di emergenza. Una misura che - spiega il presidente turco - viene presa anche per fermare "usurai" e "gruppi sediziosi" che provino a trarre vantaggio dalle conseguenze del terremoto. Erdogan ribadisce che tutti i cittadini coinvolti avranno "rapidamente" le loro case, nessuno rimarrà "senza riparo o senza alloggio", ma crescono le tensioni per i ritardi nei soccorsi.
Il leader di Ankara ammette che nelle prime ore dopo "un disastro così vasto" ci siano state delle carenze nella macchina dei soccorsi, "ma stiamo cercando di eliminarle rapidamente". Al disastro per la perdita di vite umane si aggiunge quella economica: secondo l'agenzia di rating Fitch potrebbe arrivare a 4 miliardi di dollari o più.
Al momento in Turchia, insieme alla locale Protezione civile, nelle zone colpita dal terremoto lavorano circa 6.500 soccorritori provenienti da 56 Paesi di tutto il mondo e membri di 16 organizzazioni internazionali. "Nelle prossime ore arriveranno squadre provenienti da altri 19 Paesi", rende noto il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. Sotto le macerie resta la speranza di trovare ancora qualcuno uno vita. Ad Hatay è stato salvato un bimbo di 2 anni, estratto vivo a 79 ore dal sisma. Fra le persone che mancano all'appello, conferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ci sono sette cittadini italiani. L'imprenditore veneto Angelo Zan e una famiglia di origine siriana con cittadinanza italiana, tre maggiorenni e tre minorenni, "di cui non si hanno più notizie".
Situazione ancora più complessa in Siria, in un territorio diviso fra la parte controllata dalle forze del presidente Basar al-Assad e quelle in mano ai ribelli. In quest'ultima i convogli di aiuti delle Nazioni Unite arrivano a singhiozzo in quanto possono passare solamente dal valico Bab al-Hawa, l'unico attraverso il quale solitamente è consentito all'Onu l'accesso all'area della Siria nord-occidentale. Nel Paese inoltre si teme un ulteriore disastro a causa dell'allagamento del villaggio di Tlool nella regione di Salqin, zona controllata dai ribelli, a casa del danneggiamento di parte della diga di Afrin.