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Migranti, vince Trump. La Corte Suprema: sì all'immigrazione bloccata durante le epidemie
Sull'immigrazione vince Donald Trump. L'America profughi e migranti non li vuole. La Corte Suprema degli Usa, accogliendo la richiesta degli Stati governati dai Repubblicani, ha deciso di mantenere in vigore le misure sull'immigrazione varate dall'ex presidente all'inizio della pandemia di Covid. Tolleranza Zero verso chi vuole entrare negli Stati Uniti come clandestino e una più severa revisione di chi arriva per lavorare. La misura sarebbe dovuta scadere il 28 dicembre. Questo avrebbe aperto le porte a verifiche «più permissive» come auspicato dall'amministrazione Biden. E, invece, all'ultimo minuto la linea dura è rimasta.
I funzionari hanno espulso i richiedenti asilo dagli Stati Uniti 2,5 milioni di volte e respinto la maggior parte delle persone che hanno chiesto asilo al confine, per motivi di prevenzione legati al Covid. Le restrizioni sono spesso indicate come «Titolo 42», in riferimento alla Legge sulla Salute pubblica approvata nel 1944 che prevede di respingere alla frontiera tutti coloro che provengono da Paesi dove sono in corso epidemie.
Secondo gli oppositori, il «Titolo 42» va contro gli obblighi americani e internazionali nei confronti delle persone che fuggono negli Stati Uniti a causa di persecuzioni. Un giudice federale aveva accolto la loro denuncia bloccando l'applicazione del provvedimento. Gli Stati guidati da governatori del partito repubblicano hanno fatto appello alla Corte Suprema, avvertendo che un aumento della migrazione avrebbe avuto un impatto sui servizi pubblici e causato una «calamità senza precedenti» che, a loro giudizio, il governo federale non sarebbe riuscito ad affrontare. Nonostante il gelo che ha stretto in una morsa il Nord America, 1.500 immigrati attraversano ogni giorno la frontiera tra il Messico e il Texas, raccontano gli agenti di frontiera a El Paso.
Se il provvedimento di Trump non fosse stato mantenuto, nel 2023 gli Usa si sarebbero ritrovati con almeno mezzo milione di persone in più. Mezzo milione di poveri con mogli e figli al seguito. Bisognosi di tutto: lavoro, scuole, sanità, trasporti. Ma spesso senza competenze specifiche per essere inseriti in un mondo del lavoro altamente specializzato, come quello degli Stati Uniti, così da rappresentare una vera e propria «bomba sociale».
I disperati che attendono da mesi ai confini con il Messico non si danno per vinti. «Credo che un gran numero di persone cercherà adesso di attraversare illegalmente ovunque ci sarà la possibilità di passare», sottolinea Elias Rodriguez, direttore Hope Invasione, l'associazione texana che aiuta i migranti.