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Clamorosa svolta pro-guerra, la tv esiliata da Putin imbarazza la Lettonia

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L'"ospite" non è più gradito. È bufera sul canale indipendente russo Dozhd Tv, "in esilio" in Lettonia dallo scorso giugno, dopo che, il primo marzo, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, le autorità a Mosca ne hanno ordinato la chiusura. Il giornalista Aleksei Korostelev giovedì in trasmissione ha spiegato la sua intenzione di lasciare spazio alle storie dei soldati russi che, spesso mal equipaggiati, hanno grandi sofferenze per il freddo, ha detto in diretta con la speranza che la diffusione delle loro storie possa convincere Mosca a fornire loro dotazioni migliori.

 

La rete ha immediatamente preso le distanze dalle sue parole e Korostelev è stato licenziato. L’anchor di punta di Dozhd Tv, Katya Kotrikadze, è intervenuta per ribadire la posizione contro la guerra dell’emittente. Tuttavia il vice premier lettone e ministro della Difesa, Artis Pabriks, ha chiesto il ritorno in Russia della redazione della televisione russa in esilio e la revoca della licenza di trasmissione.

 

Dozhd ha anche ricevuto una multa di 10mila euro per aver esibito una cartina in cui la Crimea era inserita nella Federazione russa e per aver detto "il nostro esercito" in riferimento alle forze russe. Il Consiglio nazionale per i media ha denunciato che è stata aperta una inchiesta amministrativa su Dozhd Tv, per le parole di Korostelev, dopo due diverse violazioni delle norme di condotta. Una terza porterebbe alla revoca della licenza. La vicenda provaci un cretto imbarazzo nel Paese baltico, membro della Nato. 

 

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