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Intrecci con Russia e Cina, Rampini svela: ecco perché il Brasile non applica le sanzioni

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Il Brasile ha visto il ritorno di Lula al potere dopo la vittoria nelle elezioni contro Bolsonaro. Ma alcune scelte politiche non sono cambiate nel passaggio di testimone tra i due presidenti, in particolare quelle sulla gestione dei rapporti di politica estera. In primis da parte del Brasile c’è il rifiuto di applicare le sanzioni economiche decise dall’Occidente contro la Russia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La questione viene analizzata da Federico Rampini sul Corriere della Sera: “Il Brasile è parte dell’emisfero occidentale in senso geografico, ma non si riconosce necessariamente nell’Occidente geopolitico. Come molti paesi emergenti continua a covare una cultura del risentimento anti-colonialista verso il Nord del pianeta. Si riconosce nel nuovo assembramento di paesi ‘non allineati’, che non è un vero movimento politico come il Terzo mondo lo fu nella prima guerra fredda, però è una realtà di fatto. Sono quella maggioranza di paesi asiatici africani e latinoamericani, che magari condannano l’aggressione russa in Ucraina, ma non per questo vogliono partecipare alle nostre sanzioni. Più ancora della Russia, li trattiene la volontà di avere buoni rapporti con la Cina”.

 

 

“La Repubblica Popolare cinese - spiega Rampini - è di gran lunga il primo partner commerciale del Brasile, da tempo ha superato gli Stati Uniti. La crescita brasiliana dipende molto da ciò che Pechino vuole comprare qui, dall’energia ai minerali alle derrate agricole. L’Unione europea non è abbastanza presente da sfidare con successo le due tendenze che influenzano la politica estera di Brasilia. Da una parte un riflesso condizionato anti-Usa, dall’altra il condizionamento economico cinese”. E in questo legame debole con l’Ue c’è anche il ruolo dell’Italia, che come molte altre nazioni ha snobbato il paese Sudamericano.

 

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