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Usa-Cina, al G20 il primo faccia a faccia Xi Jinping-Biden: cosa si diranno

Appuntamento tra Cina e Usa. Sarà il 14 novembre prossimo il primo incontro faccia a faccia tra il presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. I due capi di Stato si incontreranno a Bali, in Indonesia, alla vigilia dell’apertura del summit del G20 e discuteranno degli «sforzi per mantenere e approfondire le linee di comunicazione» tra i due Paesi e su come «gestire responsabilmente la competizione». Particolare attenzione, riferisce la Casa Bianca con una nota a firma della portavoce Karine Jean-Pierre, verrà data alle «sfide transnazionali che colpiscono la comunità internazionale», in quello che appare un riferimento indiretto alla guerra in Ucraina. L’incontro sarà il primo di persona tra i due leader da quando Biden si è insediato alla Casa Bianca, a gennaio 2021, e giunge a poche settimane dalla riconferma di Xi al vertice del Partito Comunista Cinese, per un terzo mandato che lo rende il leader più potente dai tempi di Mao Zedong. L’incontro non si preannuncia semplice, ma nelle intenzioni di Washington potrebbe essere dirimente. 

 

  

 

«Quello che voglio fare quando parleremo sarà di esporre quelle che sono le linee rosse di ognuno», ha detto ieri Biden, «e capire quello che ritiene sia nell’interesse nazionale fondamentale della Cina, quello che io so essere l’interesse fondamentale degli Stati Uniti e determinare se confliggano o meno l’uno con l’altro». La Casa Bianca ha, però, minimizzato le aspettative per il summit, evitando di citare eventuali comunicati congiunti al termine dell’incontro, mentre Pechino non ha ancora confermato le tappe di Xi all’estero di settimana prossima, pur parlando di «contatti regolari» con gli Usa e di «comunicazioni» sulla possibilità di un summit tra i due capi di Stato.

 

 

Intanto, almeno indirettamente, la Cina ha steso le priorità per i colloqui. Al primo posto, come prevedibile, figura il nodo cruciale di Taiwan, definito dal ministero degli Esteri il «fulcro degli interessi fondamentali della Cina» e su cui gli Stati Uniti non sono disponibili a fare «concessioni fondamentali», ha detto Biden. Per la Cina, invece, «quello che gli Stati Uniti dovrebbero fare», ha scandito il portavoce Zhao Llijian, «è smettere di falsificare, svuotare e distorcere il principio dell’unica Cina», che Pechino interpreta come un diritto alla sovranità sull’isola, e non interferire in una questione che Pechino considera interna alla Cina. C’è, poi, il capitolo commerciale. «Gli Stati Uniti dovrebbero smettere di politicizzare, strumentalizzare e ideologizzare le questioni economiche e commerciali», ha proseguito Zhao, «e intraprendere azioni concrete per salvaguardare le regole dell’economia di mercato e del sistema commerciale internazionale». Nessun riferimento, invece, alla guerra in Ucraina, e ancora di meno a quel ruolo che Xi potrebbe avere - secondo le parole pronunciate settimana scorsa dal cancelliere tedesco Olaf Scholz - nel cercare di convincere il presidente russo, Vladimir Putin, a porre fine alle ostilità. 

 

 

Su questo punto, però, Biden sembra intravedere una possibilità di incontro con Xi. «Non penso che ci sia molto rispetto da parte della Cina per la Russia o per Putin», ha commentato ieri, «e di fatto hanno tenuto un pò le distanze». Biden e Xi si erano già incontrati di persona, nel 2011 e nel 2012, quando entrambi erano vice presidenti dei rispettivi Paesi, ma l’incontro di lunedì risentirà di come le relazioni tra Cina e Stati Uniti si siano complicate negli ultimi anni: oltre alla questione di Taiwan - che ha acceso la rabbia di Pechino ad agosto scorso, dopo la visita a Taipei della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi - a dividere Cina e Stati Uniti sono intervenute le dispute commerciali, le accuse a Pechino di violazione dei diritti umani ai danni degli uiguri, la repressione dei movimenti pro-democrazia a Hong Kong e, da ultimo, le posizioni divergenti sulla crisi ucraina: Pechino non ha mai condannato apertamente Mosca per l’invasione, anche se da Xi è arrivato il richiamo più forte pronunciato finora dalla Cina alla Russia, venerdì scorso, contro l’uso, o anche solo la minaccia dell’uso, di armi nucleari.