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La sinistra francese attacca Macron: non doveva vedere Meloni

Benedetto Antonelli
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La sinistra francese si scaglia contro l'incontro tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, primo leader straniero a incontrare il nuovo premier. Diversi esponenti politici hanno parlato di un brutto segnale, denunciando la «banalizzazione» della destra ed esortando a non cedere alla «compiacenza». Il presidente francese «non era necessariamente obbligato a essere in prima linea», ha dichiarato il presidente del gruppo socialista all'Assemblea nazionale Boris Vallaud a Sud Radio. «Non dobbiamo avere ingenuità, compiacenze, con un governo che è di estrema destra, con un primo ministro che proviene da una famiglia politica che è un ammiratore di Mussolini», ha scandito. Salvo poi riconosce: «Lei è lì. Sì, dobbiamo parlarle, ma in modo esigente».

 

«Senza sfumature o riserve. La banalizzazione senza frontiere dell'estrema destra», ha fatto eco su Twitter il leader socialista Olivier Faure. Mentre il senatore del Ps Laurence Rossignol non ha nascosto il suo stupore: «Non c'è la minima riserva? Nemmeno un piccolo "senza ignorare ciò che ci distingue" o "ho ricordato i valori umanistici che hanno fondato l'Ue?".

 

L'assuefazione ai leader di estrema destra e la loro banalizzazione è pericolosa». La deputata dell'Europa ecologia I Verdi, Sandrine Rousseau, da parte sua, ha condannato una «compiacenza con il fascismo e con l'estrema destra che è incredibile». L'incontro «è stato un errore», ha accusato. Se domenica ha incontrato Meloni, ieri Macron è andato al Quirinale dal presidente della Reppubblica Sergio Mattarella. Poi, ha visto Papa Francesco. Il colloquio è durato cinquanta minuti. «Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato - precisa una nota della sala stampa vaticana ci si è soffermati su questioni di carattere internazionale, a cominciare dal conflitto in Ucraina, con speciale riguardo per la situazione umanitaria».

 

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