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Il Nobel per la pace alle Ong anti-Putin fa arrabbiare anche l'Ucraina

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L'assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente bielorusso Ales Bialiatski, alla ong russa Memorial e a quella ucraina Center for Civil Liberties ha provocato un vespaio di polemiche e reazioni immediate. Un tribunale di Mosca ha ordinato il sequestro a favore dello Stato di un edificio dell’Ong russa Memorial, la storica organizzazione fondata nel 1989 da Andrej Sacharov e proprio oggi insignita del Premio Nobel per la Pace, ma considerata nella Federazione Russa come "un agente straniero".

 

Un riconoscimento a tre "difensori dei diritti umani", uniti dalla lotta alla repressione e dalla vicinanza geografica, quello per la pace assegnato dalla Reale accademia svedese. Il Nobel per la pace «è ed è sempre stato un premio pro e mai contro», ha rimarcato la presidente del Comitato per il Nobel, Berit Reiss-Andersen, per specificare che la scelta non è stata fatta per "mandare un messaggio a Putin". Anche se, ha ricordato Reiss-Andersen, "il governo di Putin e il governo bielorusso rappresentano governi autoritari che reprimono gli attivisti per i diritti umani".

 

Bialiatski costituisce, in questo senso, un caso esemplare. L’attivista bielorusso, tra i primi a lottare per la difesa dei diritti umani nel suo paese e fondatore della ong Viasna, si trova tutt’ora in carcere senza aver avuto un regolare processo dopo aver partecipato a manifestazioni contro il regime nel 2020.  La russa Memorial ha fatto sapere che, proprio mentre la comunità internazionale si congratulava per il conferimento del Nobel, era in corso una nuova udienza per il sequestro dei suoi locali, poi effettivamente scattato. Mosca ha da tempo stabilito la chiusura definitiva della ong, bollata come "agente straniero".

 

Come prevedibile Mosca ha protestato con forza, con il capo del Consiglio presidenziale per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani (Hrc), Valery Fadeev, che ha definito il premio "completamente screditato". Diversa la reazione da Kiev. Soddisfazione da parte del capo di gabinetto dell’ufficio presidenzale, Andrii Yermak, che ha ricordato come "oggi il popolo ucraino è il principale creatore di pace". Mentre Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha ironizzato sul "concetto di pace" del Comitato per l’assegnazione del Nobel, che ha premiato "i rappresentanti di due Paesi che ne hanno attaccato un terzo": "Né organizzazioni russe né bielorusse sono state in grado di organizzare la resistenza alla guerra. Il Nobel di quest’anno è ’fantastico'".  Il segretario stampa del ministero degli Esteri bielorusso Anatoly Glaz ha parlato invece di assegnazioni "fortemente politicizzate", per poi aggiungere che "Alfred Nobel si starà rigirando nella tomba".

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