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Iran, le proteste finiscono nel sangue: il caso del capo della polizia e lo stupro della minorenne

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Altra giornata nera in Iran. Da una parte è salito ad almeno 92 il numero delle persone uccise nella nazione in Medio Oriente durante la repressione delle manifestazioni provocate dalla morte di Mahsa Amini da parte della polizia per la morale. Il bilancio precedente era di 83 morti. Dall’altra è stato segnalato che almeno 41 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza in Iran, nella provincia di Sistan-Baloutchistan (sud-est del Paese), nell’ambito di proteste per il presunto stupro di una ragazza di 15 anni da parte del capo della polizia della città portuale di Chabahar, che si trova nella stessa provincia. 

 

 

A riferire entrambi i dati è l’Ong Iran Human Rights (IHR) con sede in Norvegia. L’adolescente, precisa l’Ong, appartiene alla minoranza sunnita balucca e l’identità delle vittime è stata confermata dall’Ong regionale Baluch Activists Campaign. «La comunità internazionale ha il dovere di indagare e di impedire che altri crimini siano commessi da parte della Repubblica islamica» dell’Iran, ha sottolineato il direttore di Ihr, Mahmood Amiry-Moghaddam in merito alle pesanti proteste nate dalla morte di Mahsa Amini.

 

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