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Papa Francesco e Kirill, "ora l'incontro è possibile". Bergoglio al vertice in KazakIstan

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"Non giustifichiamo mai la violenza" e "non permettiamo che il sacro venga strumentalizzato da ciò che è profano. Il sacro non sia puntello del potere e il potere non si puntelli di sacralità" anche perché "la pace non è mai guadagnata una volta per tutte, va conquistata ogni giorno, così come la convivenza tra etnie e tradizioni religiose diverse". Sono alcuni dei passaggi del discorso che Papa Francesco ha rivolto agli 81 capi religiosi riuniti a Nur Sultan per il VII Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali che, iniziato oggi nella capitale del Kazakistan, si concluderà domani. Grande assente, il patriarca di Mosca Kirill che, però, ha inviato il metropolita Antonij di Volokolamsk, capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato moscovita.

Al Congresso, Bergoglio parla di giorni “ancora segnati dalla piaga della guerra” e, di fronte ai leader religiosi, invoca “un sussulto” collettivo, chiedendo un ulteriore impegno “a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell’uomo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti”.

Nel suo discorso, il Pontefice parla di “sfida della pace”, senza citare l’Ucraina, la Russia e tantomeno Kirill. Ma quando sottolinea che "Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra" è difficile non intravedervi un riferimento al religioso ortodosso che, sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, ne ha giustificato l’invasione ravvisandovi una guerra “metafisica” contro i “cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale”.

Kirill, il grande assente a Nur Sultan, ha comunque inviato un messaggio, letto dal metropolita Antonij, parlando anche lui di “sfide” citando – accanto alla pandemia di Covid – “problemi alimentari, energetici ed economici causati dai tentativi di costruire un mondo senza valori morali" mentre "sempre più spesso ascoltiamo e leggiamo nello spazio pubblico parole piene di odio verso interi popoli, culture e religioni".

Terminati i discorsi e conclusa una prima parte del Convegno, Papa Francesco ha poi ricevuto singolarmente i capi religiosi tra cui, appunto, Antonij di Volokolamsk: un colloquio “sempre molto cordiale” durato circa 15 minuti in cui il metropolita non ha escluso un incontro tra il Santo Padre e il patriarca. “È possibile – ha dichiarato – però dev'essere ben preparato. Vediamo dove e quando”.

Sul piazzale dell’Expo di Nur Sultan, al termine della messa celebrata nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, ritorna ai “tanti luoghi martoriati dalla guerra” – dicendosi preoccupato per i nuovi scontri tra Azerbaigian e Armenia e chiedendo di continuare a pregare “perché anche in questi territori sulle contese prevalga il confronto pacifico e la concordia”. Il pensiero del Santo Padre poi va alla “cara Ucraina. Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell’umanità? L’unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo".

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