Crisi energetica, il G7 approva il price cap sul petrolio russo. E Mosca minaccia
I ministri delle Finanze del G7 hanno concordato un price cap alle importazioni di petrolio dalla Russia, per limitare l'afflusso di risorse che il Paese impiega nella guerra contro l'Ucraina, confermando l'"intenzione politica congiunta di finalizzare e attuare un blocco complessivo ai servizi che consentono il trasporto marittimo di petrolio greggio e prodotti petroliferi di origine russa nel mondo".
Dura la reazione del Cremlino, che smetterà di inviare il petrolio russo ai Paesi aderenti alla misura. Nella stessa giornata è arrivata un'apertura da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, per una misura analoga alle importazioni di gas, sottolineando che "il mercato dell'elettricità non funziona più perché è gravemente perturbato dalla manipolazione di Putin", che dovrà però fare i conti con lo stop totale al flusso da Nord Stream, al momento imputato a "problemi di funzionamento delle apparecchiature".
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Gazprom infatti parla, in una nota, di perdite d'olio e l'interruzione prevista, della durata di tre giorni, si allunga in maniera indefinita - "fino a quando non saranno eliminati i problemi di funzionamento delle apparecchiature, il trasporto del gas al gasdotto Nord Stream è stato completamente interrotto", si legge - e rischia di rivelarsi di essere il preludio al razionamento.
Al vertice del G7 i ministri hanno ribadito in un comunicato congiunto che il "price cap è specificamente concepito per ridurre le entrate russe e la capacità della Russia di finanziare la sua guerra di aggressione, limitando al contempo l'impatto della guerra russa sui prezzi globali dell'energia, in particolare per i Paesi a basso e medio reddito, consentendo ai fornitori di servizi di continuare a svolgere attività commerciali relative al petrolio e ai prodotti petroliferi russi trasportati via mare, solamente se venduti a un prezzo pari o inferiore al price cap".
In sostanza, i Paesi industrializzati si impegnano così ad acquistare il greggio e i prodotti raffinati solo se a offerti "a un prezzo uguale o inferiore a un valore determinato dall'ampia coalizione di Paesi che vi aderisce e attua tale misura".
Secondo i ministri "questa misura integrerebbe e amplificherebbe la portata delle sanzioni esistenti, in particolare del sesto pacchetto di sanzioni dell'Unione europea, assicurando un approccio coerente attraverso un solido quadro complessivo. Accogliamo con favore la decisione dell'Unione europea di esplorare con i partner internazionali le modalità per contenere l'aumento dei prezzi dell'energia, compresa la possibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi delle importazioni".
Al fronte unito del G7 si è opposta però la reazione russa. Il petrolio russo, che non andrà in Europa a detta del portavoce Dmitry Peskov, "andrà in direzioni alternative ai paesi che lavorano a condizioni di mercato". Peskov ha ribadito che "il vicepremier Novak, che mantiene i contatti con l'Opec, ha detto in modo inequivocabile e chiaro che i Paesi che si uniranno alla misura del tetto massimo del prezzo non saranno tra i destinatari del petrolio russo". Secondo Peskov "i mercati dell'energia sono in preda alla febbre, specialmente in Europa. Le misure anti-russe hanno portato a una crisi molto, molto profonda", come riporta Ria Novosti. Peskov ha aggiunto che il Cremlino vedrà "come si svilupperanno i casi del petrolio, se verranno prese decisioni assurde".