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Covid, lockdown a tappeto in Cina. E ora l'economia va in crisi

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I 21 milioni di cittadini di Chengdu si aggiungono alla già folta schiera di cittadini della Cina che in varie parti del Paese asiatico sono sottoposti al lockdown per il contenimento del Covid-19. Le misure più restrittive per la metropoli sud-occidentale cinese sono scattate alle 18 di oggi, le 12 in Italia, dopo il rilevamento di 157 casi di contagio nella giornata di ieri, e per quattro giorni tutti i residenti dovranno sottoporsi al tampone. Non ci sono indicazioni chiare, invece, su quando finirà il lockdown, che ha già comportato un crollo del trasporto aereo e un aumento dei prezzi dei generi di prima necessità. Chengdu non è la sola città a combattere il Covid-19 con rigidità. Nei giorni scorsi, la metropoli di Shenzhen ha messo in lockdown fino a domani il distretto tecnologico di Huaqiangbei, il più grande mercato di prodotti elettronici al mondo, su 35 casi di contagio. Nella sola giornata di oggi, invece, altri tre distretti della metropoli alle porte di Hong Kong sono stati posti in lockdown, e le restrizioni attualmente in vigore riguardano circa 15 milioni di residenti. Altri quattro milioni di abitanti dello Hebei, la provincia che confina con Pechino, sono in lockdown dall’inizio di questa settimana, mentre Tianjin, nei giorni scorsi, ha annunciato tamponi di massa per gli oltre tredici milioni di abitanti dopo l’emergere di 51 casi di contagio.

 

 

Anche la città portuale di Dalian, nel nord-est, ha infine messo in lockdown tre milioni di persone. Le misure più restrittive della rigida politica di «Covid zero» servono anche come test per prevenire la diffusione del contagio. È successo, secondo quanto riportato al portale di news Sohu, in una contea dello Henan, Cina interna, a Mianchi, dove vivono circa 353mila persone. Le autorità sanitarie hanno annunciato nel fine settimana «esercitazioni» di «gestione chiusa» dell’area per prevenire la pandemia, dopo un picco di contagi asintomatici. 

 

 

Le ripercussioni delle misure più restrittive sono già costate care all’economia cinese, cresciuta solo dello 0,4% nel secondo trimestre, al punto più basso dall’inizio della pandemia nel 2020, e dal quale ancora oggi la Cina stenta a riprendersi, nonostante le misure varate dal governo. Dopo i deludenti dati di luglio, l’indice per il settore manifatturiero pubblicato da Caixin per il mese di agosto si è fermato a quota 49,5, al di sotto della soglia che divide un mercato in espansione da uno in contrazione, e in calo rispetto al 50,4 registrato a luglio. A incidere sulla prima contrazione dell’indice in tre mesi è stato soprattutto l’indebolimento della domanda, a causa dei lockdown e delle carenze energetiche, che proprio nel Sichuan e a Chengdu hanno provocato disagi nel mese di agosto, segnato dalla siccità e dai blackout.

 

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