Gran Bretagna verso la lunga recessione: “La peggiore crisi degli ultimi 60 anni”
La «lunga recessione» prevista in Gran Bretagna dalla Bank of England che ieri ha nuovamente aumentato di un quarto di punto i tassi, portandoli all’1,75%, è la notizia del giorno per il Financial Times. Secondo la stima della Boe, l’inflazione raggiungerà quest’anno il 13% e i cittadini britannici devono attendersi «la peggior stretta sulla loro qualità di vita degli ultimi 60 anni», avverte il giornale. Le prospettive dell’economia del Regno Unito, si sottolinea, sono peggiori di quelle degli Usa e di qualsiasi Paese dell’eurozona, e le famiglie sono di conseguenza più esposte alle conseguenze dell’aumento dei prezzi dell’energia: le aspetta una perdita del reddito del 5% in termini reali, nonostante gli aiuti varati nel maggio scorso dal governo. Non sarà un breve momento: la Boe calcola che la recessione durerà per almeno 15 mesi.
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C’è però chi non se la passa così male, come evidenza l’altro titolo di prima pagina, sui profitti record del gruppo minerario Glencore, che grazie alla crescita delle vendite di carbone alimentata dalla crisi del gas, ha incassato nei primi sei mesi 19 miliardi di dollari «ed è il vero vincitore delle turbolenze sul mercato delle materie prime».
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«La Gran Bretagna scivola nella crisi», anche il Times dedica interamente la sua prima pagina all’allarme della Bank of England sulla recessione. La Boe, scrive il giornale, ha rilasciato «catastrofiche previsioni, cui a malapena si poteva credere un anno fa», con un calo del Pil paragonabile a quello del 2008, e una contrazione complessiva dell’economia del 2,1%. Il «fattore più devastante è la riduzione senza precedenti, per due anni, del reddito delle famiglie, la peggiore da quando si effettuano rilevazioni», sottolinea il Times, con perdita dell’1,5% quest’anno e del 2,25% il prossimo, a traino di rincari delle bollette di luce e gas che costeranno fino a 4.000 sterline l’anno. «Gli effetti politici e sociali di questa spirale inflazionistica epocale devono ancora dispiegarsi», ma è «la nuova cupa realtà alla quale dobbiamo abituarci», avverte il giornale.