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Gas, il piano di razionamento dell'Unione europea è pronto: "Lo scenario peggiore". Il Paese messo peggio

Sul gas l'Ue si prepara allo scenario peggiore, ovvero lo stop totale delle forniture russe. Per non farsi trovare impreparata per l'inverno, domani Bruxelles svelerà il suo piano di contingenza che sarà basato sostanzialmente sulla riduzione dei consumi. Palazzo Berlaymont fisserà degli obiettivi di riduzione della domanda (potrebbero essere intorno al 5%), assegnati sulla base della media ponderata degli ultimi 5 anni di consumi, che i singoli Stati dovranno raggiungere entro marzo 2023.

Da quanto si apprende, scompare dalla bozza, che si sta mettendo a punto a Bruxelles, l'indicazione della temperatura da non superare per il riscaldamento e per i condizionatori, ma saranno i singoli Paesi a decidere in quali settori e con quali modalità intervenire. L'Italia dovrà decidere su quali industrie energivore (ceramica, carta, vetro) si dovrà intervenire. Certo, si tratterà di un taglio lineare, uguale per tutti, e questo potrebbe suscitare qualche polemica visto che non terrà conto degli sforzi in termini di efficientamento e risparmio avviati nell'ultimo periodo da paesi come l'Italia, riferisce una fonte diplomatica.

  

Nel piano di emergenza vi è poi la possibilità per la Commissione su richiesta di almeno due Stati membri di dichiarare lo stato di allerta a livello dell'Ue, "in caso di rischio significativo di carenza delle forniture" che farebbe scattare "l'invito alla solidarietà". Non si tratta di un obbligo di cessione del gas ma dell'attivazione della riduzione dei consumi. Non c'è insomma, spiega la fonte diplomatica, "nessun automatismo", fermo restando che l'invito alla solidarietà, con accordi interregionali ad esempio, rimane in vigore e che la Commissione continuerà a stimolare gli Stati membri a stringere accordi bilaterali di solidarietà. Si chiama "piano di preparazione per l'inverno" ma la Commissione si prepara anche a una possibile non riattivazione nei prossimi giorni del gasdotto Nord Stream 1, in manutenzione, ha riferito un portavoce. "L'Italia non è messa male", commenta una fonte diplomatica. In effetti abbiamo una buona capacità di stoccaggio, siamo già intervenuti sull'efficientamento e abbiamo diversificato molto nell'ultimo periodo.

Nel dettaglio, siamo riusciti in pochi mesi a ridurre la dipendenza dal gas russo dal 40 al 25%, stringendo diversi nuovi contratti, l'ultimo portato a casa dal viaggio in Algeria del presidente Draghi di lunedì. L'accordo Ue-Azerbaigian, fresco di firma, porterà più gas all'Europa tramite il Tap, un gasdotto che si sta rivelando strategico tanto che si sta studiando a livello Ue un raddoppio, da finanziare con fondi europei in quanto "progetto di interesse comune".

Gli altri Paesi, per una volta, stanno messi un po' peggio. Se si dovesse verificare uno stop al gas russo, l'impatto negativo sul Pil sarebbe particolarmente significativo, fino al 6% per alcuni paesi dell'Europa centrale e orientale, ha annunciato oggi il Fondo monetario internazionale, in particolare Ungheria, Repubblica slovacca e Repubblica Ceca. L'Italia, invece, dovrebbe inoltre affrontare impatti significativi a causa della sua elevata dipendenza dal gas nella produzione di elettricità. Impatti che intaccheranno la produzione industriale e i consumi delle famiglie e che preannunciano un lungo inverno.