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Donald Trump, il sondaggio clamoroso cancella l'ex presidente Usa: cosa pensano gli americani

Pietro De Leo

A volte, il lato da cui si leggono sondaggi può sviare l’interpretazione delle cose. Ne è un esempio la rilevazione realizzata dal New York Times sulle primarie dei repubblicani negli Stati Uniti. Secondo questo sondaggio, infatti, la maggioranza del campione non esprimerebbe la propria preferenza su Donald Trump.

Il 45esimo presidente degli Stati Uniti, ancora alle prese con i pesanti strascichi giudiziari della mattanza degli attivisti della sua causa il 6 gennaio 2021 (una protesta degenerata in un violento assalto al Campidoglio, momento di grave assedio alle istituzioni democratiche degli Stati Uniti), è attualmente a capo chino nel suo attivismo pubblico, dato che qualche giorno fa si è anche affacciato in Alaska per sostenere la candidatura alla Camera alle elezioni di midterm della fu “hockeymom” e conservatrice autentica Sarah Palin.

  

Trump, attualmente, starebbe pensando di anticipare la discesa in campo ufficiale per ottenere la nomination alle presidenziali del 2024. Missione disperata, stando ai numeri del sondaggio realizzato dal quotidiano liberal? Non proprio, perché se si va a vedere il confronto con altri potenziali candidati, allora Trump si piazza ancora primo.  Per dire, se il tycoon è al 49%, il “secondo classificato” potenziale si ferma al 25%. Si tratta di Ron DeSantis, governatore della Florida, e salito agli onori delle cronache per le sue battaglie antigender (motivo per cui ha ingaggiato un duello legale con Disney, che a Orlando è presente con un suo parco divertimenti).

DeSantis, se ottiene il gradimento di quei repubblicani, specialmente più giovani e con titolo di studio più alto, che nel 2020 avevano virato su Biden, paga l’essere ancora indietro quanto a popolarità diffusa. In poche parole, è conosciuto ancora poco. Il sondaggio, inoltre, sottolinea che Trump, qualora vincesse le primarie, otterrebbe alle elezioni il favore anche di molti tra i sostenitori di altri candidati, scatenando un effetto compattamento a suo favore pur di stroncare un’altra vittoria democratica dopo l’esperienza disastrosa di Biden. Ci sono varie cause attorno alla competitività elettorale di Trump. Da un lato la parabola negativa dell’attuale presenza democratica, in calo vertiginoso del gradimento, con il contorno di difficoltà sociali che riaccendono, anche negli Stati Uniti, i fari sulle disuguaglianze e i problemi economici che furono il tema forte di Trump. Dall’altro, la classe dirigente repubblicana non in grado di far maturare un’alternativa credibile.