giornata storia
Ucraina e Moldavia nella Ue, sì alla candidatura. E Draghi pressa per il tetto del gas
E' una giornata storica per l'Ue. I leader dei Ventisette hanno dato il via libera alla concessione dello status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e al riconoscimento della prospettiva europea della Georgia. Una decisione, riconoscono le tre istituzioni Ue, presa alla luce del contesto geopolitico, e che "rafforza tutti: l'Ucraina, la Moldova e la Georgia di fronte all'aggressione russa, e l'Unione Europea, perché mostra ancora una volta al mondo che l'Unione Europea è unita e forte di fronte alle minacce esterne", ha rimarcato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
I paesi candidati diventano ora ufficialmente sette, mentre rientrano sotto la voce di potenziali candidati la Bosnia-Erzegovina e in un certo senso la Georgia, su cui "il Consiglio europeo è pronto a concedere lo status di paese candidato una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione", si legge nelle conclusioni del vertice. "Naturalmente, tutti i paesi devono fare i compiti prima di passare alla fase successiva del processo di adesione", ha rimarcato von der Leyen.
Sulla Bosnia, su cui i leader hanno discusso a lungo, "la Commissione potrebbe preparare in tempi brevi una relazione in merito alle varie condizioni, in modo che il Consiglio europeo possa tornare sull'argomento", ha spiegato Michel. L'entusiasmo che ha accompagnato l'annuncio sullo status di candidato all'Ucraina ha celato per un momento la débâcle del summit con i Balcani occidentali, che ha preceduto il Consiglio vero e proprio, in cui si puntava a dare il via libero all'avvio dei capitoli negoziali con l'Albania e la Macedonia del Nord. Si è cercato fino all'ultimo di fare in modo che la Bulgaria togliesse il suo veto al vicino macedone, un obiettivo a cui la presidenza francese ha lavorato nei suoi sei mesi di presidenza di turno del Consiglio Ue.
Le trattative delle ultime ore sono riuscite a far anticipare il voto del parlamento bulgaro sulla rimozione del veto - tra l'altro dall'esito non scontato - da lunedì a domani, in modo tale da poter rivendicare un risultato concreto nel vertice. Se il primo ministro della Macedonia del Nord, Dimitar Kovacesvski , parla di "serio problema per la credibilità dell'Ue", il premier albanese, Edi Rama, ha parlato di sequestro di un solo paese per questioni bilaterali ma ha ribadito la speranza nel progetto europeo, "perché questo è quello che ci chiedono i nostri figli".
In un vertice in cui l'energia non era all'ordine del giorno si è fatta strada poco a poco il tema del 'price cap' su pressione dell'Italia. Nella bozza delle conclusioni del Consiglio europeo entra un riferimento indiretto al tetto del gas che il vertice di fine maggio aveva previsto come una delle opzioni temporanee da valutare in caso di situazioni di emergenza. Passa il riferimento al "all'uso del gas come arma da parte della Russia (weaponizing)" e l'invito alla Commissione "a perseguire i suoi sforzi per per garantire la sicurezza dei rifornimenti a prezzi accessibili". Molto lavoro c'è ancora da fare, il premier Draghi ha proposto la convocazione di un vertice straordinario sull'energia a fine luglio e incassato il sostegno di alcuni paesi e di Macron, con cui ha avuto un incontro bilaterale a margine del summit.
Anche il premier olandese, Mark Rutte, non si è detto "emotivamente o per principio contrario" all'ipotesi di un price cap, ma ritiene che "basandosi su tutte le prove che abbiamo, potrebbe non funzionare bene". In ogni caso gli esperti stanno studiando lo strumento e rimane un tema "in considerazione". A Bruxelles non si teme tanto lo stop improvviso delle forniture di gas quanto un suo uso come ricatto nei mesi invernali. E lo ha detto chiaramente l'Alto rappresentante, Josep Borrell, ricordando che "l'inverno potrebbe essere difficile e dobbiamo essere preparati in Europa per qualsiasi tipo di utilizzo del gas come arma". Intanto, la Germania ha attivato il secondo livello di allarme legato al piano d'emergenza sul gas, prima del terzo e ultimo livello, che è quello di "emergenza". "La situazione è grave, arriverà l'inverno, ha dichiarato il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, rimarcando che "la riduzione delle forniture di gas è un attacco economico contro di noi da parte" di Putin.