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L'Ucraina rifiuta i negoziati con la Russia. Niente tregua per altri due mesi, parte la controffensiva

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Che Vladimir Putin non abbia nessuna intenzione di negoziare fino a quando non avrà raggiunto almeno uno dei suoi obiettivi è ormai chiaro da tempo. Se il Donbass sarà occupato integralmente dalle truppe di Mosca allora, forse, si potrebbe aprire una trattativa seria e non una sorta di messinscena come quelle svoltesi in Turchia nelle prime settimane di guerra. Ma oggi è ufficiale che nemmeno Kiev vuole sedersi attorno a un tavolo. A dirlo, senza mezzi termini, è stato uno dei consiglieri più ascoltati dal presidente Zelensky, David Arahamiya. Con parole chiare, il capo dei negoziatori ha affermato che l’Ucraina potrebbe riprendere «a fine agosto» i colloqui con i rappresentanti del Cremlino, probabilmente dopo l’arrivo delle nuove armi da America e Gran Bretagna e l’auspicata controffensiva sia a sud-est che, probabilmente, attorno a Kherson. «Non vogliamo condividere i nostri piani con i russi ma penso che condurremo una controffensiva in alcuni luoghi», ha chiarito Arahamiya. 

 

 

La guerra, insomma, andrà avanti per tutta l’estate e d’altronde non c’erano molte speranze che potesse esaurirsi a breve. Anche perché i partner occidentali hanno ribadito anche oggi di essere più che disponibili a inviare nuovi armamenti a Kiev. Lo ha detto il cancelliere tedesco, sottolineando che la Germania continuerà «a fornire risorse finanziarie. Contribuiremo alla ricostruzione. Continueremo a fornire armi che sono urgentemente necessarie per difendere l’indipendenza dell’Ucraina». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Boris Johnson, e non è una novità: «È importante che il Regno Unito continui a sostenere a lungo termine l’Ucraina contro il rischio di un affaticamento delle forze di Kiev», ha osservato l’inquilino di Downing Street. «I russi stanno avanzando centimetro dopo centimetro ed è fondamentale per noi mostrare ciò che sappiamo essere vero, ovvero che l’Ucraina può vincere e vincerà». Nel frattempo Zelensky, dopo il primo viaggio di qualche settimana fa lontano dalla Capitale (a Kharkiv), si è spostato oggi a Mykolaiv, nella parte meridionale del Paese, dove Mosca ha concentrato una parte consistente delle proprie forze, a inizio conflitto, per tentare l’assalto su Odessa, vero sogno proibito del Cremlino. E mentre il presidente si recava al sud i russi hanno preso di mira la città di nascita del numero uno di Kiev. 

 

 

A Kryvyi Rih l’artiglieria ha colpito alcuni distretti e solo nell’ultima settimana almeno sei civili hanno perso la vita in città. Anche Odessa è ritornata sotto attacco: alcuni missili sono transitati sui cieli della città costiera ma la contraerea ucraina è riuscita ad intercettarli e non ci sono stati feriti. Scenario simile anche a Kremenchuk, nel centro-sud, città famosa per le grandi spiagge sul fiume Dnipro: ad essere centrata è stata la raffineria cittadina ed altri impianti industriali. Non è la prima volta che questa località viene bersagliata dal fuoco nemico. I filorussi lamentano invece intensi bombardamenti ucraini su Donetsk, che avrebbero causato cinque vittime. Infine, è ritornata a farsi sentire anche la portavoce del ministro degli Esteri Lavrov, non nuova - anche lei - ad esternazioni spesso sopra le righe: «L’Ucraina che conoscevamo, all’interno di quei confini, non esiste più. E non ci sarà più. Questo è ovvio. Quei confini non ci sono più». Un chiaro messaggio alla controparte: se volete trattare lo si fa dalle posizioni conquistate sul campo. La Russia non arretrerà di un centimetro.

 

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