missione storica
Guerra Russia-Ucraina, Draghi a Kiev con Macron e Scholz. L'Europa lavora alla tregua
Una missione destinata a entrare nei libri storia. Per la prima volta nella ormai lunga vita dell’Unione, i tre leader dei principali Paesi europei - Italia, Francia e Germania - si presenteranno insieme in un teatro di guerra. Il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz (con loro anche il presidente romeno Klaus Iohannis) arriveranno stamattina a Kiev per incontrare il presidente ucraino, Volodimyr Zelensky. I dettagli del viaggio restano top secret per ragioni di sicurezza anche alla stampa accreditata. La cautela della cancelleria di Berlino è tale da non confermare addirittura nemmeno che il viaggio ci sarà. Quello che trapela è che un treno nella notte attraverserà la frontiera tra Polonia e Ucraina per portare i tre capi di Stato e di governo alle prime luci dell’alba nella capitale. Non si esclude che i tre possano muoversi poi anche verso Odessa, per dare una testimonianza diretta della richiesta pressante che arriva dall’Europa sullo sblocco dei porti del sud del paese: uno sblocco che consenta il trasporto del grano al resto del mondo e eviti quella che lo stesso Draghi ha definito più volte una «catastrofe umanitaria e alimentare».
Quali saranno le richieste che i leader di Italia, Francia e Germania porteranno sul tavolo dell’incontro con Zelensky si capirà soltando oggi. Qualcuno si aspetta che Draghi, Macron e Scholz facciano pressione sul presidente ucraino affinché alleggersica la sua linea di ferma intransigenza e apra a qualche concessione a Mosca per intraprendere una trattativa che possa portare a un cessate il fuoco. Un sospetto questo che aleggia anche a Kiev: «temo che nella loro imminente visita, Draghi, Scholz e Macron premano perché il Paese accetti un cessate il fuoco, temo che cercheranno di raggiungere una sorta di Minsk 3», ha detto il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Oleskjy Arestovych. La paura di Kiev è che l’Europa, ai suoi massimi livelli, chieda all’Ucraina di «porre fine alla guerra che sta causando problemi alimentari e problemi economici». «Diranno che russi e ucraini stanno morendo, che dobbiamo salvare la faccia a Putin, che i russi hanno commesso errori, che dobbiamo perdonarli e dare loro la possibilità di tornare nella comunità internazionale», aggiunge il consigliere di Zelensky.
Che questa possa essere la posizione della Francia lo lascia chiaramente intendere Emmanuel Macron, secondo cui «il presidente ucraino e i suoi funzionari dovranno negoziare a un certo punto con la Russia». Ma al momento non c’è nulla di certo e niente trapela dalle diplomazie dei tre governi né da palazzo Chigi. Di certo la visita congiunta dei tre leader, fatto assolutamente inedito nella storia europea, ha un valore politico e simbolico enorme. In primo luogo di sostegno all’Ucraina, al 112° giorno dall’invasione russa. Ma anche nei confronti di Vladimir Putin, cui Draghi, Macron e Scholz, intendono indirizzare un messaggio di unità del fronte europeo. Infine verso l’alleato Usa, Joe Biden, per chiarire che l’Unione si muove con una sua linea, che malgrado le differenze e le distanze soprattutto sul fronte energetico emerse in queste settimane, gioca a rimanere compatto, almeno nella forma.
Il viaggio di Draghi, Macron e Scholz si concluderà nella serata. Poi un altro treno riporterà i leader di nuovo in territorio europeo, nella base alla frontiera polacca da dove decolleranno i rispettivi aerei per riportare i leader a Roma, Parigi e Berlino.