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In Russia spunta l'inchiesta sul ad di Gazprom: Aleksei Miller e la centrale di distribuzione del denaro

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Con perfetto tempismo, nel momento in cui il Cremlino inizia a tagliare il gas all’Europa e sul gas si gioca l’esito della guerra in Ucraina, il Team di Aleksei Navalny e i giornalisti del sito di notizie indipendente Proekt pubblicano una lunga inchiesta sull’amministratore delegato di Gazprom, Aleksei Miller, diventato milionario grazie ai fondi sottratti negli anni al colosso del gas russo, ma soprattutto il coordinatore di quella che risulta essere una centrale di distribuzione di ricchezza destinata al Presidente russo, al suo clan, ai suoi amici e ai progetti che possono portare sostegno ai suoi obiettivi, come la sponsorizzazione di una squadra di calcio in Germania o la ricostruzione di una chiesa in Serbia. 

 

 

Gazprom è il pallino di Vladimir Putin sin dal 1999 quando gli fu proposto di diventare Presidente, ricordano gli investigatori specializzati nello smascherare i patrimoni frutto di corruzione in Russia, citando le memorie del suo mentore di allora, Boris Berezovsky. Una macchina per produrre fondi neri e ricchezze personali gestito, dal 2001, dalla stessa persona, Miller, già collaboratore di Putin ai tempi in cui questi era a capo della Commissione per le relazioni economiche internazionali al comune di San Pietroburgo, sanzionato da Stati Uniti, Gb, ma non Ue, e diventato «una delle persone più ricche al mondo», con un patrimonio dell’equivalente di tre miliardi di dollari intestato a due ex agenti dei Servizi. «Gazprom non si occupa di affari. Non ha e non ha mai avuto il compito di essere redditizia e creare profitto. Gazprom esiste per dare soldi, per arricchire appaltatori, amici di Putin», denuncia Maria Pevchikh, responsabile delle inchieste della Fondazione contro la corruzione fondata da Navalny, nel video in cui illustra i risultati dell’inchiesta. «Per guadagnare da un’azienda non è necessario esserne azionista e proprietario, bisogna controllare i flussi finanziari», aggiunge, citando il risultato di altre inchieste. 

 

 

Alla nomina di Putin Presidente, Aleksei Miller diventa prima vice ministro dell’Energia, e pochi mesi dopo assume la guida di Gazprom. Fra le sue azioni, quella di cedere a prezzi irrisori le attività considerate «non cruciali» della società, come imprese edili, vendute all’amico d’infanzia di Putin Arkady Rotenberg che nel 2019 le ha poi rivendute a Gazprom a prezzi decuplicati (dagli 8 miliardi di rubli con cui erano state acquistate nel 2008 a 75). Affari simili hanno coinvolto Gennadi Timchenko, Alisher Usmanov, Roman Abramovich, che si sono in seguito sdebitati con Putin contribuendo alla costruzione del ‘Palazzo sul mar nero’ e altre proprietà immobiliari. Lo stesso schema usato per finanziare la costruzione di proprietà usate sa Putin, incentrato sull’imprenditore giordano Ziyad Manasir, fondatore e già ceo della società appaltatrice di Gazprom, la Stroigazconsulting - ceduta nel 2015 a Gazprombak e a società partecipate dallo stesso Miller- è stato sfruttato per costruire una prima villa a disposizione di Miller, una proprietà di 3mila metri quadri, un parco di 15 ettari, e un valore di 70 milioni di dollari. Una proprietà, la cosiddetta Millerhof, vicina a Mosca in cui il patron di Gazprom non ha vissuto, date le polemiche originate per la sua costruzione, e che è stata in seguito prestata come set per reality televisivi. È stata quindi costruita per Miller una seconda residenza di 8,5mila metri quadrati nel quartiere residenziale ed esclusivo di Greenfield valutata in 240 milioni di dollari. 

 

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