Guerra in Ucraina, a Severodonetsk l'ultima battaglia. “Si combatte per ogni metro”
Si combatte «per ogni metro» a Severodonetsk, nell'est dell'Ucraina. Le parole del presidente Volodymyr Zelensky sintetizzano una situazione che sul campo è drammatica. La città, nella regione di Luhansk, affronta l'incubo isolamento mentre la battaglia imperversa: il governatore Serhiy Haidai ha riferito che tutti e tre i ponti verso il centro città sono stati distrutti e questo rende l'evacuazione dei residenti e il trasporto di merci «impossibile». Intanto un pesante attacco delle forze russe prende di mira la centrale chimica Azot, dove Kiev riferisce che sono rifugiati «circa 500 civili, 40 dei quali bambini», situazione che richiama alla memoria l'assedio all'acciaieria Azovstal di Mariupol. L'aggiornamento sui ponti è giunto in serata, dopo che lo stesso governatore Haidai stamattina aveva avvertito del rischio che Severodonetsk venisse «tagliata fuori» se anche l'ultimo ponte verso Lysychansk fosse stato distrutto. Si tratta dei tre ponti sul fiume Siverskyi Donets: la loro distruzione blocca per i civili la via di fuga verso la vicina città di Lysychansk, a ovest di Severodonetsk, oggetto di bombardamenti ma ancora in mani ucraine.
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L'esercito ucraino ha ammesso che i suoi soldati sono stati respinti dal centro di Severodonetsk e ha motivato il fatto con un significativo vantaggio di artiglieria da parte della Russia. Ma in serata il governatore del Luhansk ha affermato che i russi «non hanno catturato completamente la città». Sul piano diplomatico, intanto, la Russia fa sapere che dialoga con il Vaticano. «La leadership vaticana ha ripetutamente dichiarato di essere pronta a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e mettere fine alle ostilità in Ucraina. Queste dichiarazioni sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e confidenziale su varie questioni, in particolare collegate alla situazione umanitaria in Ucraina», ha dichiarato il direttore del dipartimento per l'Europa del ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov.
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E mentre la polizia ucraina fa sapere che sta indagando sulla morte di oltre 12mila ucraini durante la guerra, oltre 1.500 dei quali uccisi nella sola regione di Kiev, il governo prosegue il pressing nella richiesta di armi. Zekensky ha chiesto sistemi di difesa missilistica moderni, sottolineando che dall'inizio dell'invasione l'Ucraina è stata presa di mira da oltre 2.600 missili da crociera. E il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha insistito sulla consegna di armi pesanti: «L'Ucraina ha dimostrato di poter vincere importanti battaglie contro ogni previsione: Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv. Immaginate cosa può fare con strumenti sufficienti. Esorto i partner a fissare un chiaro obiettivo della vittoria ucraina e ad accelerare le consegne di armi pesanti», ha twittato.
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