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Causa per i diritti d'autore, Top Gun arriva in tribunale

Luca De Lellis
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Gli eredi del cronista Ehud Yonay, autore del celebre pezzo che ha ispirato il pluripremiato film del 1986 "Top Gun", hanno denunciato la Paramount Pictures. Il motivo? Nel sequel da poco sbarcato nelle sale cinematografiche – che in poco meno di 2 settimane ha conseguito la cifra monstre di oltre mezzo milione di dollari – il nome del giornalista del magazine California (deceduto ormai 10 anni fa) non appare. Secondo la vedova e il figlio, Shosh e Ehud Yonay, che vivono in Israele, la casa produttrice del film originale non dispone più dei diritti sulla storia dei piloti della base militare di San Diego e dei loro massacranti addestramenti.

La richiesta di pagamento dei danni d’autore riguarderebbe una percentuale degli enormi introiti che sta ottenendo il lungometraggio intitolato “Top Gun: Maverick”, nonché un’ingiunzione nei confronti della sua distribuzione a livello globale. La regola, partorita nel Novecento, ancora vigente nel sistema di produzione cinematografica di Hollywood è quella di scegliere i diritti di articoli di giornali e riviste. Tuttavia, Marc Toberoff, avvocato della famiglia Yonay che ha intentato la causa in California, ha sostenuto in tribunale che gli autori hanno il diritto di interrompere i trasferimenti di copyright trascorso un periodo di 35 anni.

Ora il fatto è che Paramount era intenta nel far uscire il sequel nel 2020, ma poi la pandemia ha prodotto lo slittamento delle riprese causando un ritardo di 2 anni, utili a oltrepassare il periodo di 35 anni cui fa riferimento l’avvocato americano specializzato nell’ambito della difesa del diritto d’autore. La famiglia ha anche dichiarato di aver inviato alla casa produttrice una diffida che però fu rispedita al mittente. La difesa dell’azienda californiana si è palesata sul sito web statunitense The Wrap attraverso le parole, veementi e decise, di un suo portavoce: “La causa è priva di basi, ci difenderemo vigorosamente”. 

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