fronte spaccato
Grano e petrolio mettono a rischio l'unità dell'Europa nella guerra a Putin
Due temi cardine. Diventati, una volta terminata l'illusione di una conclusione rapida del conflitto in Ucraina, le principali chiavi di lettura per analizzare l'immediato futuro. Non solo quello geopolitico, ma anche quello economico. Petrolio e grano stanno per mettere in ginocchio la millantata comunanza di intenti del Vecchio Continente sulla posizione avversa a Putin. “Dopo l'inizio dell'aggressione russa all'Ucraina abbiamo visto cosa può accadere quando l'Europa è unita. Speriamo che l'unità venga mostrata al vertice di domani. Ma ha già iniziato a sgretolarsi”.
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Parole che lasciano poco all'immaginazione, quelle del Ministro dell'Economia tedesco Habeck, intervistato dalla stampa locale alla vigilia del summit straordinario dei leader Ue. Un incontro che rischia di ufficializzare la posizione di stallo emersa dall'incontro di ieri, tenutosi tra gli ambasciatori dei ventisette stati. Accanto all'Ungheria, anche Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia e Slovacchia hanno sollevato dubbi e perplessità. Al di là delle posizioni ufficiali, si moltiplicano politici, osservatori e analisti che evidenziano come i costi della crisi energetica siano diventando insostenibili. Anche in Francia e in Germania. E che, al di là delle belle parole di circostanza, sia necessario trattare con Putin. I conti in rosso logorano, dall'interno, il fronte occidentale. Che presto dovrà affrontare anche l'emergenza del grano. Se le navi piene di cereali non verranno scortate in Africa, il rischio di un'autentica invasione di milioni di uomini e donne affamati e pronti a tutto è dietro l'angolo.
Uno scenario apocalittico che, complice l'egoismo da sempre dominante sul tema degli sbarchi e della redistribuzione di migranti a Bruxelles, coinvolgerebbe in modo diretto e pressoché esclusivo l'Italia. In questo quadro, tutt'altro che roseo, iniziano a crescere in modo esponenziale i malumori contro gli Stati Uniti e il suo presidente Biden. Che ogni giorno tuona contro la guerra, a favore di Zelensky e contro Putin. Ma che poi, a livello economico, energetico, alimentare e sul fronte migratorio sta pagando un prezzo certo non paragonabile a quello europeo.