telefonata fiume
Colloquio tra Putin, Scholz e Macron: lo Zar pronto al dialogo ma tuona contro le armi a Kiev
Una telefonata di 80 minuti per fare il punto sul conflitto in Ucraina. Vladimir Putin, Emmanuel Macron e Olaf Scholz si confrontano sull'andamento della guerra. Cambiamenti di scenario repentini all'orizzonte non ce ne sono ma qualche timido segnale di apertura si può comunque annotare. Il leader del Cremlino ha infatti confermato "la disponibilità di Mosca a continuare i colloqui di pace con Kiev" e si è detto pronto a cercare una soluzione per "sbloccare l'esportazione del grano, compreso quello che si trova nei porti del Mar Nero".
Allo stesso tempo però Putin è tornato ad avvertire l'occidente sull'invio di armi a Kiev. "Rischia di destabilizzare la situazione e di aggravare la crisi umanitaria", ha detto. A tal proposito la Russia ha fatto sapere di aver testato il missile ipersonico 'Zircon' nel mare di Barents. Secondo quanto ha spiegato Mosca sarebbe stato lanciato da una fregata e avrebbe colpito "con successo" un bersaglio posto "a circa mille chilometri di distanza".
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Se Putin ha mostrato i muscoli il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, dal canto loro, lo hanno nuovamente invitato al cessate il fuoco "immediato" e al "ritiro delle truppe". Inoltre i leader di Francia e Germania hanno chiesto "negoziati seri e diretti" con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la "liberazione" dei 2.500 combattenti dell'acciaieria Azovstal di Mariupol attualmente nelle mani di Mosca. Il Cremlino ha fatto sapere che i tre hanno deciso di "continuare a sentirsi".
Al momento però alle parole non seguono i fatti. Per quanto riguarda i militari di Azovstal la Russia - secondo quanto riporta il Guardian - avrebbe in mente "un tribunale militare internazionale" ispirato a Norimberga per processarli. E anche sul campo Mosca non ha nessuna intenzione di fermare l'avanzata, anzi. Le forze armate russe hanno annunciato la conquista di Lyman, città strategica nell'Est mentre i combattimenti a Severodonetsk sono proseguiti praticamente strada per strada.
"In Donbass la situazione è molto difficile", ha ammesso Zelensky senza però perdere la fiducia. "Ricostruiremo tutto e non ci saranno alternative alle nostre bandiere ucraine", ha precisato. Il leader di Kiev, inoltre è tornato sulla volontà di avere un incontro diretto con Vladimir Putin. "Non c'è nessuno altro con cui negoziare - ha dichiarato a un giornale olandese - ha costruito uno stato in cui nessuno decide nulla".
E che la guerra sarà ancora lunga lo ha ammesso pure il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "Non sono ottimista sulla pace in poche settimane. Non è un percorso breve, ma una strada stretta, in salita e difficile, ma questo non ci deve fermare", ha spiegato tornando a parlare della necessità di una escalation diplomatica "e l'Italia è uno dei Paesi che può innescarla", ha concluso.