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Effetti della guerra in Ucraina, investiamo in Africa per aiutare i migranti

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Benedetta Frucci
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Le conseguenze della guerra in Ucraina non sono solo nel triste bollettino dei morti che il conflitto provoca ogni giorno, o nei milioni di profughi che fuggono nei Paesi vicini, o ancora, nella crisi energetica che l’Europa sta vivendo. Esiste una conseguenza di cui si parla poco, pensando che non ci riguardi: l’enorme crisi alimentare che sta travolgendo l’Africa. L’allarme dell’Onu, passato in sordina, fa accapponare la pelle: sono 378 milioni gli africani che soffrono la fame. Nel 2020, a causa della pandemia e del cambiamento climatico, erano 323 milioni. Un numero spaventoso, che la guerra ha portato ad aumentare di altri 55 milioni, essendo l’Ucraina uno dei maggiori esportatori di grano destinato all’Africa.

Una bomba che rischia di esplodere non solo dal punto di vista dell’emergenza umanitaria, ma anche nell’ottica della gigantesca ondata migratoria che potrebbe investire l’Europa, con l’Italia come Paese di primo approdo. La risposta data in questi anni dai partiti di sinistra, un’accoglienza quasi indiscriminata, così come quella data dalla destra, porti chiusi e blocco navale, appaiono come naïf e inadeguati di fronte alla tragedia di milioni di africani che tenteranno di fuggire da fame e cambiamento climatico. La politica dovrebbe agire non solo gestendo l’emergenza dell’oggi, ma prevenirla guardando a ciò che accadrà domani. E allora, serve un grande intervento di cooperazione da parte dell’Occidente, soprattutto dell’Europa, quella che direttamente sarà investita dalle conseguenze della guerra.

Serve “aiutarli a casa loro”, un’espressione che dovrebbe significare un investimento in denaro - la comunità internazionale sta investendo 30 miliardi di dollari- ma soprattutto in infrastrutture, in formazione e istruzione direttamente in Africa. Papà Benedetto XVI una volta disse che occorre sancire il “diritto a non emigrare”. È il momento di ascoltare quella preziosa lezione, o l’Europa rischia di essere travolta. Un ultimo appunto, per chi non si accontentasse di una politica fatta di slogan. L’Africa ha un tasso di crescita demografica altissimo, una popolazione giovanissima. L’Europa è sempre più anziana, si fanno sempre meno figli. Si stima che nel 2050 un bambino su 13 nel mondo sarà nigeriano. E parliamo di un solo Paese dell’Africa. Eppure, nessuno a Bruxelles sembra occuparsi di politiche per incentivare la natalità e di famiglie. Un’altra bomba che rischia di deflagrare se la classe dirigente continuerà a concentrarsi solo sul momento e non su politiche a lungo termine.

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