parla massolo
“Mali, Bosnia e Caucaso”. Mezzo mondo trema per il rischio invasione di Vladimir Putin
Il rischio di una guerra sempre più globale c’è. A dirlo è Giampiero Massolo, ex ambasciatore e numero uno del Dis, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e Segretario Generale del Ministero degli Esteri, che in un’intervista ad Affari Italiani traccia un quadro del pericolo per le future mosse della Russia di Vladimir Putin: “Il vero pericolo della guerra in Ucraina? Che Putin decida di allargare il conflitto anche in altre zone calde come Mali, Bosnia, Caucaso. Putin ha ancora delle ambizioni piuttosto forti di consolidamento nel Donbass, per creare la famosa continuità territoriale con la Crimea. Però non basta, perché le sue intenzioni non sono molto chiare su zone come, ad esempio, quelle a ovest che conducono alla Transnistria. Direi che è prematuro azzardare previsione. Gli ucraini ritengono di avere ancora molto da difendere e stanno perfino ipotizzando una controffensiva. Siamo in un momento di attrito in cui parlare di negoziati effettivi è prematuro”.
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Chi deve fare il primo passo? Massolo, neo-eletto come presidente di Atlantia, non ha dubbi: “Sono gli ucraini a doverci dire che cosa vogliono fare, che cosa ritengono negoziabile e che cosa invece no. Una volta fatto questo, bisogna anche capire quali sono le volontà di Putin per un eventuale cessate il fuoco. I buoni uffici, ad esempio, della Turchia sembrano essere molto utili. Ma sono, appunto, buoni uffici, che non hanno alcuna valenza pratica. Rischiamo che la situazione si cristallizzi a livello negoziale, che nessuno voglia fare la prima mossa e che il conflitto si prolunghi. Direi che non vedremo un coinvolgimento della Nato. La prima regola d’ingaggio dell’Occidente è che non ci deve essere il confronto diretto. E questa regola continua a essere vigente, dunque questo esclude soluzioni radicali”.
Sul tema delle armi Massolo parla con decisione: “Mi lascia molto tiepido il tentativo di fare differenze tra armi offensive e difensive. L’unica cosa che mi sembra evidente è che si tenta in ogni modo di evitare l’invio di armi a lunga gittata, perché queste potrebbero essere impiegate per arrivare in territorio russo, dando vita a un’escalation che nessuno vuole. Armi nucleari tattiche?È vero che si tratta di ordigni a carica molto bassa e a valenza locale, ma stiamo sempre parlando di armi nucleari. Io penso che nemmeno Putin possa spingersi così in là, perché deve sempre fare un discorso tra costi e benefici e l’impiego di questo tipo di strumenti bellici avrebbe un prezzo altissimo”.