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Guerra in Ucraina, timidi segnali di negoziato. Dopo la presa di Mariupol Putin rilancia: «Ora parliamo»

Andrea Capello
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Timidi segnali di diplomazia. Mosca si dice «disponibile» a tornare al tavolo con Kiev non appena l’Ucraina «avrà espresso la propria disponibilità» mentre si registra un contatto ad alto livello fra Russia e Usa. «Su richiesta americana», precisa il ministro della Difesa russo, c’è stata una telefonata fra i rispettivi capi di stato maggiore Valery Gerasimov e Mark Milley. Le parti - spiegano da Mosca - hanno discusso «di questioni di reciproco interesse, inclusa la situazione in Ucraina». Resta invece bloccata la questione relativa allo sblocco dei porti, dai quali parte l’esportazione di grano. «Li riapriremo quando ci sarà la revoca delle sanzioni anti-russe da parte di Usa e Ue che ostacolano il libero scambio», dichiara il viceministro degli Esteri di Mosca, Andrey Rudenko. Dura la risposta della parte ucraina con Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky che parla di «ricatto» da parte di un paese «terrorista che prende ostaggi e chiede un elicottero con i dollari». Secondo Kiev la risposta dovrebbe essere «stringere il cappio» delle sanzioni al collo della Russia.

 

 

E in Ucraina si reca «per conto di Papa Francesco» monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. «Tutto il mondo cattolico sta pregando per voi, continuate ad essere coraggiosi e forti e l’Ucraina risorgerà», le sue parole ai rifugiati ospitati in un centro a Leopoli. Intanto a Kiev prosegue il processo a Vadim Shishimarin, il soldato russo 21enne accusato di aver ucciso un civile di 62 anni. Per lui il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo. Il giovane ha ammesso la sua colpa e si è detto pentito. In aula anche la moglie dell’uomo ucciso dal militare. «Dimmi per favore, perché voi siete venuti qui? Per proteggerci? - gli ha chiesto la donna - hai protetto mio marito che hai ucciso?». Il militare è rimasto in silenzio.

 

 

Resta aperto anche il fronte relativo all’acciaieria Azovstal, sulla quale nell’ultimo mese i russi hanno scaricato l’equivalente di 714 tonnellate di tritolo. Per Mosca i combattenti che si sono arresi sono 1730, di cui 80 feriti. Fra di loro per i media russi c’è anche il vice combattente del battaglione Azov, Svyatoslav «Kalina» Palamar, che ha però smentito in un video. Crescono i dubbi sul loro destino. Kiev dice di «credere» che i russi «manterranno la parola data» ovvero che i prigionieri saranno trattati in conformità con il diritto internazionale. Nell’acciaieria ci sarebbero ancora centinaia di soldati e le evacuazioni «continuano». Il presidente ucraino, Volodymr Zelensky, infine parla di «completo fallimento» dell’invasione russa portando a sostegno della sua tesi l’annuncio da parte di Mosca dell’utilizzo di un prototipo di arma laser in grado di colpire un bersaglio a 5 chilometri di distanza, testata nei giorni scorsi contro un drone. «Hanno bisogno di salvare i missili - la sua interpretazione - ne hanno lanciati più di duemila e ora hanno solamente i resti».

 

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