Ucraina, da Mosca e Kiev stop ai negoziati. Azovstal, nubi sul destino dei soldati evacuati. La Duma: "Sono nazisti"
Stop ai negoziati e accuse reciproche. Mosca e Kiev confermano entrambe che le interlocuzioni per giungere a un accordo sono su un binario morto. «L’Ucraina si è ritirata dal processo negoziale in corso», spiega in viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko. Una notizia confermata a stretto giro dal capo dei negoziatori di Kiev, Mikhaylo Podolyak. E qualora i negoziati dovessero riprendere «il moderatore potrebbe essere il presidente Zelensky», precisa.
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Ma gli ucraini, visto anche l’andamento del conflitto sul campo, hanno le idee chiare. «Non daremo nulla per salvare la faccia di Putin: la società ha già pagato un prezzo enorme», spiegano. Parole che, secondo Mosca, non sono frutto di ragionamenti indipendenti. Secondo il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, infatti a guidare il gruppo negoziale ucraino da dietro le quinte sono «Washington e in particolare Londra». I due Paesi - a dire dei russi - starebbero «regolando la libertà di manovra» dell’Ucraina che viene considerata semplice «materiale di consumo» da parte dell’Occidente in quella che, in realtà, è «una guerra totale ibrida» con Mosca. Per il Cremlino è l’esistenza stessa della Russia ad essere giudicata «irritante» dall’Occidente che è pronto a fare «qualsiasi cosa per impedirci di vivere come vogliamo». Una visione in cui il popolo ucraino sarebbe vittima. «Sono persone molto talentuose e pacifiche, un popolo affine - dichiara Dmitry Peskov portavoce di Vladimir Putin - ma sono stati ingannati per molto tempo, attraverso la tv e nei discorsi dei loro leader». Secondo il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, i russi hanno lasciato sul campo il 15% delle loro truppe impegnate in Ucraina «un record mondiale di perdite per un Paese che ne invade un altro», dice.
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Intanto un nuovo scontro si profila all’orizzonte sul destino dei 265 combattenti che hanno lasciato l’acciaeria Azovstal di Mariupol e che si trovano attualmente in territorio controllato dalle milizie filo-russe. Secondo gli ucraini la decisione di «salvare la vita del personale» è arrivata direttamente dal presidente Volodymyr Zelensky. Per Mosca, invece, si sono semplicemente arresi. «Saranno trattati secondo le leggi internazionali» assicura il Cremlino. Ma lo scambio, con i prigionieri di guerra russi, a cui Kiev si dice «costretta», potrebbe non avvenire agevolmente. La Duma infatti esaminerà già nelle prossime ore una risoluzione dove si prevede il divieto di scambio per i militari ucraini evacuati dall’acciaieria Azovstal di Mariupol. Ad annunciarlo il presidente Vyacheslav Volodin. «La Russia - dice - tratta con umanità coloro che si sono arresi o sono stati catturati» ma questo non può valere per i «nazisti criminali di guerra» che devono essere «assicurati alla giustizia». Il prossimo 26 maggio infine il battaglione Azov potrebbe essere inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dalla Corte Suprema di Mosca come richiesto dal procuratore generale russo.
Intanto gli Stati Uniti, alla luce delle posizioni espresse da Mosca, non credono che un eventuale colloquio tra il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ed il segretario di Stato, Antony Blinken, sarebbe costruttivo in questo momento. Lo ha sottolineato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price. «La Federazione Russa non ci ha dato alcun motivo per credere che una conversazione tra il segretario Blinken ed il ministro degli Esteri Lavrov sarebbe costruttiva nelle attuali circostanze», ha detto Price durante una conferenza stampa.
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