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Marina Ovsyannikova, dramma familiare dopo il blitz col cartello nel tg russo. "Traditrice", l'accusa choc

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Luca De Lellis
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In regime di propaganda la vita viene resa impossibile a coloro che svolgono il proprio lavoro di informazione in maniera libera. È la storia di tante anime che credono (o hanno creduto) nell’importanza del giornalismo privo di ogni bavaglio, tra cui Marina Ovsyannikova. La giornalista russa, “colpevole” lo scorso 14 marzo di un blitz nel telegiornale del Canale Uno russo in cui denunciava la guerra in Ucraina tenendo nelle mani un cartello che pronunciava le parole “No War”, ha svelato in un’intervista rilasciata al sito russo “Holod” una sua storia privata che la sta divorando dentro.

 

L’ex marito, un dipendente della tv di stato Russia Today fedele al regime, ha deciso che tra la mamma e i propri figli non ci debbano più essere incontri, facendole causa per ottenere la custodia dei ragazzi. Intento che non sarà difficile da realizzare dato che dopo l’irruzione nel tg la giornalista è emigrata in Germania, dove da poco è stata assunta come corrispondente del quotidiano “Die Welt”.  Ovsyannikova ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di tornare nel proprio Paese finché Vladimir Putin sarà ancora al potere, mentre l’ex coniuge non consentirebbe alla prole di raggiungerla in Germania. Peraltro il figlio più grande, 17enne, sarebbe “un forte sostenitore della guerra in Russia e la considera una traditrice”.

 

Non solo la sua terra, anche la sua famiglia sembra averla abbandonata. Il prezzo della libertà è sempre molto alto da pagare. A dirlo è stata proprio lei nell’intervista da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” avvenuta alcuni giorni dopo la sua denuncia in diretta televisiva: “Le persone su cui potevo contare sono scomparse. Dopo la mia protesta il notiziario va in onda in differita”. Ma alla coscienza non si mente e Marina Ovsyannikova potrà sempre guardarsi allo specchio con orgoglio.

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