dmytro kuleba
L’Ucraina non concederà alcun territorio alla Russia: “Vogliamo che tutto ciò che ci appartiene sia nostro”
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha escluso eventuali concessioni alla Russia pur di arrivare a un cessate il fuoco mentre rilasciava un’intervista a Bloomberg: «Cercare opzioni per salvare la faccia a Vladimir Putin è semplicemente un approccio sbagliato. Lasciate che sia lo stesso Putin a trovare un’opzione per salvare la faccia». L’ambizione dell’Ucraina è quella di ripristinare la piena integrità territoriale, ha spiegato Kuleba, ovvero recuperare tanto le aree della regione orientale del Donbass, che erano controllate dai filorussi prima dell’invasione, che la penisola di Crimea conquistata dalla Russia nel 2014: «Vogliamo che tutto ciò che ci appartiene sia nostro». Kuleba, che era a Bruxelles per incontrare le controparti dell’Ue, ha aggiunto di essere fiducioso che alla fine l’Ucraina vincerà la guerra.
Kuleba inoltre ha sollecitato l’Unione Europea a inviare un messaggio all’Ungheria affinché Budapest, dove oggi si è reinsediato come Premier Viktor Orban, approvi l’embargo al petrolio di Mosca: «Non spetta a me impegnarmi in battaglie retoriche con le autorità ungheresi, è l’Ue che deve risolvere la questione, è un problema di famiglia. È chiaro quello che sta accadendo, chi sta bloccando la questione. Ma il tempo sta finendo e ogni giorno che passa la Russia continua a guadagnare e a investire questo denaro nella guerra».
«Apprezzo molto i Paesi dell’Ue che si sono detti pronti a lavorare sul settimo pacchetto di sanzioni contro la Russia dal momento in cui sarà approvato il sesto. È incoraggiante ed è un messaggio chiaro di sostegno all’Ucraina» ha concluso Kuleba, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Il sesto pacchetto contiene un embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia, mentre il settimo dovrebbe contenere, verosimilmente, un embargo sul gas russo. Kuleba conferma che, finché lui è rimasto in sala, il sesto pacchetto non era stato ancora approvato e che viene bloccato «da un solo Paese», cioè l’Ungheria di Orban.