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Parata 9 maggio, l'Ucraina prende in giro la Russia: in piazza sfilano lavatrici e frigoriferi razziati

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Valentina Bertoli
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Carri armati sfilano davanti alle massime autorità russe e al presidente Vladimir Putin trasportando lavatrici, frigoriferi e climatizzatori, mentre elicotteri sorvolano sulla Piazza Rossa di Mosca trattenendo pesanti buste della spesa: sarcastico e provocatorio il video parodia diffuso in rete dai social ucraini. Un gioco, uno scherzo acuto e magniloquente per ridicolizzare la Giornata della Vittoria, del trionfo sovietico sul nazismo. 

 

 

Il conflitto combattuto in Ucraina da 76 giorni sta devastando città e mietendo vittime senza sosta, ma di pari importanza è la guerra di propaganda, fatta di dichiarazioni, più o meno sincere, e di immagini.

 

 

La libertà d’espressione non può essere solamente un gioco di parole, ma è ormai chiaro che i Paesi coinvolti, la Russia da una parte e l’Ucraina dall’altra, hanno scelto un approccio al contrasto imperniato sulla gestione e sull'uso dell'informazione in ogni sua forma e a qualunque livello con lo scopo di assicurarsi il consenso dell’opinione pubblica.  

A divertire e a scuotere gli utenti, di Twitter prima e di Tiktok poi, è stato un video montato e pubblicato dai canali ufficiali del governo ucraino. Proprio ieri, lunedì 9 maggio, nonostante il programma cerimoniale sia stato rispettato nei minimi dettagli (il discorso di Putin è stato una sublimazione della retorica di tre mesi di attacchi violenti e il corteo ha coinvolto migliaia di civili, orgogliosi dei familiari reduci o morti in battaglia), il capo del Cremlino ha frenato sugli scenari di escalation, ma ha velatamente ammesso che l’offensiva nel Donbass durerà ancora a lungo.

La parodia del 77esimo anniversario della vittoria della Grande Guerra Patriottica, così i russi chiamano la Seconda guerra mondiale, è irriverente, diretta, sfrontata. Gli oggetti scelti sono il simbolo dei saccheggi che hanno interessato i territori ucraini durante l’invasione delle spietate forze del Cremlino nonché un’amara riflessione sulle privazioni causate dalla cosiddetta operazione militare speciale. 

 

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