ipocrisia occidentale

Guerra Ucraina, la Nato getta la maschera. Per ora nessuno cerca la pace

Benedetta Frucci

La Nato, per bocca del suo segretario generale Jens Stoltenberg ha fatto sapere che «non accetterà mai né l'annessione illegale della Crimea, né il controllo russo sul Donbass e l'Est dell'Ucraina». Questa netta presa di posizione è arrivata subito dopo che il Presidente ucraino Zelensky aveva messo sul tavolo della trattativa il riconoscimento dell'annessione della Crimea: un notevole passo in avanti che aveva riacceso la speranza di una risoluzione diplomatica del conflitto che sta falciando l'Ucraina. Badate bene: le parole di Stoltenberg sono perfettamente legittime, se però si esce fuori dall'ipocrisia che caratterizza la posizione dei falchi.

  

Si ammetta quindi che l'interesse a non trattare non è solo dalla parte dell'aggressore russo, ma anche da quella occidentale. Si dica che lo scopo finale non è tanto quello di mantenere intatta l'integrità territoriale dell'Ucraina, principio sacrosanto, ma di approfittare dell'invasione criminale di quel Paese sovrano per corrodere lentamente l'autocrata Vladimir Putin. Il costo di questa strategia, che è evidentemente quella del presidente Usa Joe Biden, se dovesse fallire, è trasformare la guerra in un conflitto congelato: una guerra che cessa ma che può ricominciare in ogni momento, poiché non si giunge a un trattato di pace.

Questo è evidente anche dal fatto che nel 2014, quando illegalmente Putin invase la Crimea, tutti, dall'Europa agli Usa alla Nato, finsero che nulla fosse successo. Non vorranno farci credere che d'improvviso la Crimea sia diventata l'interesse numero 1 dell'Occidente? Soprattutto però, la nota stonata di quelle parole, è la contraddizione intrinseca che portano: il sostegno occidentale all'Ucraina, attraverso l'invio di armi e le sanzioni, è legittimato da un principio irrinunciabile, quello dell'autodeterminazione dei popoli. Stiamo difendendo l'autonomia di un Paese di fronte a un'invasione criminale.

Autonomia che la Nato ignora poco dopo contraddicendo le parole e la volontà del presidente ucraino. Un fatto comprensibile se si guarda alla geopolitica come al regno della real politik, dove si muovono interessi, più che ideali. Meno comprensibile se si continua con narrative adatte forse al libro Cuore. L'Unione europea, nemmeno a dirlo, assente ingiustificata nel dibattito, come se il conflitto non fosse nel cuore dell'Europa, ma a Washington. E così, lascia che il presidente Biden alzi sempre più il livello dello scontro, nonostante questo, come fece notare il presidente francese Emmanuel Macron, porti a un peggioramento della situazione.

Intanto, in Afghanistan, i Talebani hanno nuovamente imposto il burqa alle donne, «consigliando» loro di uscire solo se necessario. Biden, che ha scelto consapevolmente di abbandonare le donne afghane al loro destino, in continuità con le scelte di Trump, non pervenuto. In compenso è intervenuto Guterres, il segretario dell'Onu, con un metodo molto incisivo. Con un tweet, ha chiesto ai talebani di rispettare le promesse. Certamente lo ascolteranno.