forniture top secret
All’Ucraina mandiamo anche armi per colpire la Russia. La gaffe e la retromarcia del ministro Guerini
La lista delle armi fornite dall'Italia alla Russia resta top secret per non provocare la Russia. A spiegarlo davanti alle commissioni riunite Difesa di Camera e Senato è il ministro Lorenzo Guerini. Sono almeno «tre» i «motivi» per i quali l'Italia ha secretato «la lista degli armamenti che» il nostro Paese «sta fornendo all'Ucraina: per non far percepire alla parte russa in termini provocatori questa attività, avendo cura di non enfatizzarne la comunicazione; per non rendere note le eventuali vulnerabilità e criticità delle forze armate ucraine» e «perché in certi casi i Paesi produttori di armi hanno chiesto di mantenere la riservatezza». «La secretazione - ribadisce il ministro della Difesa - è frutto di una decisione condivisa in sede informale Ue, con l'Ucraina e con i Paesi donatori di armi. Il Parlamento è stato informato in maniera dettagliata: sono andato due volte davanti al Copasir e in quella sede ho elencato materiali, quantità e tipologie di armi. Si tratta di materiale attualmente in dotazione alle forze armate italiane e c'è la massima attenzione affinché non vi sia una conseguenza sulle scorte».
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Nel corso del suo intervento, Guerini ribadisce la linea del governo e del premier Draghi, esprimendo, da parte italiana, «sostegno incondizionato all'Ucraina, vittima di un'aggressione brutale da parte delle forze armate» russe «in spregio ad ogni regola del diritto internazionale ed è volontà di questo governo continuare a dare significativa concretezza a questo sostegno». «I sistemi e i materiali che l'Italia sta fornendo contribuiscono in modo tangibile, garantendo al popolo ucraino di tutelare il proprio diritto all'autodifesa», sottolinea il ministro. Il governo italiano dunque «continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile». Gli armamenti forniti riguardano «sistemi controcarro, sistemi di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamento di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit di sopravvivenza. Un impegno- specifica Guerini - in piena coerenza con le risoluzioni parlamentari approvate» e coordinato «con gli altri Paesi europei e alleati, con i quali condividiamo le analisi sulle misure adottate e da adottare. Insieme, nel segno della coesione e dell'unità di intenti, ci assumiamo la nostra responsabilità, non voltando le spalle ad un popolo vittima di un'aggressione militare ingiustificabile». In ogni caso - specifica poi una nota le armi in grado di «neutralizzare le postazioni» da cui la Russia bombarda l'Ucraina sono «munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini». Solo armi difensive, insomma.
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Quanto alla guerra, «contrariamente alle aspettative del Presidente Putin, che credeva di poter contare su una Nato disunita e su un'Ue debole e incapace di decidere, l'effetto dell'invasione è stato quello di cementare la coesione della Nato e di rafforzare l'unità dell'Ue», osserva Guerini, che prevede «che il conflitto si intensifichi ulteriormente nei prossimi giorni, stante il presumibile obiettivo di conseguire da parte russa risultati tangibili entro la data simbolica del 9 maggio». «La postura aggressiva della Russia - ha proseguito il ministro - si conferma attraverso l'ambiguità e gravità dei messaggi rispetto alla minaccia nucleare ed all'esibizione di capacità balistiche come il missile intercontinentale Sarmat. A questo si aggiunge l'intensificazione delle esercitazioni di prontezza nucleare, nell'enclave di Kaliningrad». Anche se le minacce nucleari, per il ministro della Difesa, sono più a «uso propagandistico e strumentale», anche se «è noto come la dottrina militare russa preveda il ricorso a ordigni nucleari tattici in caso di stallo operativo e non a caso la Nato monitora con attenzione tutte le attività correlate alla prontezza militare di quel Paese. Al momento si registra da questo punto di vista un certo attivismo, ci sono delle esercitazioni in corso, ma la lettura prevalente è che si tratti di un attivismo volto ad un uso comunicativo strategico della minaccia nucleare. Del resto, le conseguenze dell'impiego di armi nucleari sarebbero talmente gravi anche perla stessa Russia che lo scenario sembra davvero non prevedibile». «È probabile- conclude il ministro -che la Russia abbia utilizzato la minaccia anche come test della reale coesione di Nato e Ue ma tale verifica non ha avuto esito favorevole visto la saldezza della risposta». Da qui in avanti gli obiettivi della Russia «potrebbero essere rivisti sulla base delle capacità di resistenza dell'Ucraina ovvero ampliati qualora si assistesse ad un suo cedimento, con potenziale espansione dell'occupazione russa sino ad Odessa, per precludere all'Ucraina l'accesso al Mar Nero». In ogni caso, la Russia- precisa Guerini - già oggi, deve prendere atto degli esiti della campagna militare e ripensare la sua postura rispetto alla comunità internazionale per favorire le attività negoziali», anche se «non c'è un vero negoziato che possa partire senza un reale cessate il fuoco, senza che i russi smettano di bombardare».