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A fuoco l’Istituto centrale di ricerca per la difesa aerospaziale in Russia: morti. Il caso del missile Sarmat
Due incidenti hanno interessato nella giornata di oggi altrettante strutture in Russia, provocando la morte almeno di 6 persone: alla periferia di Mosca è andato a fuoco l’impianto chimico di Dmitrievsky, leader nella produzione di solventi, mentre a Tver - a Nord-Ovest della capitale - è andato a fuoco l’Istituto centrale di ricerca per la difesa aerospaziale della Federazione russa. È a Tver, dove le fiamme sono state domate, che si concentrano le vittime: sei morti e 27 feriti secondo le agenzie russe. Secondo l’agenzia Interfax, però, il bilancio potrebbe aggravarsi perché all’appello mancano ancora 10 persone
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Secondo i servizi di emergenza, alcune delle vittime hanno inalato fumo, molte sono rimaste ferite, saltando fuori dalle finestre dell’edificio in fiamme. Sul posto sono arrivate 14 ambulanze. Secondo i primi elementi la causa dell’incendio, che sarebbe scoppiato al secondo piano dell’edificio amministrativo, potrebbe essere accidentale: i cablaggi elettrici dell’edificio erano vecchi. L’area dell’incendio era di circa 2,5 mila metri quadrati.
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La coincidenza è che è andato a fuoco l’edificio dove è stato sviluppato il missile “Sarmat”. L’Istituto è stato fondato nel 2014: tra i progetti sviluppati ci sono i sistemi di invisibilità dei velivoli Su-27 e Tu-160 e la partecipazione allo sviluppo del sistema missilistico Iskander. Vladimir Putin aveva parlato in questi termini del missile intercontinentale: “È un’arma che non avrà pari al mondo per lungo tempo. Può penetrare ogni sistema di difesa presente o futura e che farà riflettere coloro che stanno minacciando la Russia”.