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Crisi Ucraina, sul petrolio sanzioni solo a metà

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Tommaso Carta
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Non bastavano le contrarietà di Germania e Ungheria. Adesso ci si mettono anche le elezioni francesi. L’Unione europea ha deciso di rinviare almeno di una decina di giorni il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, quello che dovrebbe colpire anche il petrolio. E a determinare la decisione, scrive il New York Times in un retroscena pubblicato ieri, sarebbe il timore che l’effetto delle eventuali sanzioni - prezzo dei carburanti alle stelle - potrebbe danneggiare la campagna elettorale di Emmanuel Macron, impegnato tra otto giorni in un insidioso ballottaggio con Marine Le Pen, che proprio sull’aumento dei prezzi ha costruito parte della sua ennesima corsa all’Eliseo.

È stata la stessa Le Pen a reagire con durezza alle indiscrezioni. «Che manipolazione contro i francesi! Che cinismo nei confronti del popolo ucraino!» ha scritto in un tweet. Ma è probabile che la notizia non sia stata accolta con sorpresa dal suo entourage. Nonostante alcune ricalibrature del messaggio (l’Europa non è più da «abbattere» ma da «cambiare dall’interno») è risaputo come la portabandiera del Rassemblement National resti per i vertici di Bruxelles un pericolo ancora maggiore rispetto a un eventuale successo russo nel conflitto con l’Ucraina.

 

 

 

 

Le sanzioni, peraltro, non solo saranno posticipate - il collegio dei commissari non si riunirà prima del 27 aprile - ma saranno anche molto più blande di quanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potesse sperare. In particolare, la moratoria sul greggio varrebbe solo per u nuovi contratti mentre ci sarebbe una deroga temporanea per quelli già siglati. Inoltre sarebbe bloccata l’importazione di greggio ma non di quello che arriva attraverso le tubature. Un embargo con tanti «buchi» che lascia immaginare come sia totalmente fuori discussione, al momento, agire sul gas. Non a caso ieri ll vice primo ministro russo, Alexander Novak nel suo articolo per la rivista Energy Policy, citato dalla Tass, ha ribadito che «è improbabile che i paesi Ue siano in grado di sostituire completamente il petrolio e il gas russi nei prossimi 5-10 anni. Senza le risorse energetiche russe, è impossibile parlare di garanzia della sicurezza energetica dell’Europa».

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