Ucraina, i russi sferrano l'assalto finale. Mariupol allo stremo, il terrore delle armi chimiche
La guerra in Ucraina è giunta al quarantottesimo giorno e la diplomazia segna ancora il passo nella ricerca di una soluzione negoziale al conflitto. Oggi potrebbe essere la giornata decisiva per le sorti della città chiave di Mariupol, la città chiave del sud-est i cui difensori sono ormai allo stremo e il cui porto nelle ultime ore è caduto in mano alle truppe del Cremlino. Ieri, in un disperato messaggio, i militari ucraini accerchiati avevano reso noto di trovarsi a corto di munizioni e di essere pronti «per l’ultima battaglia».
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Anche lo stato maggiore di Kiev non si fa illusioni e nel bollettino quotidiano odierno afferma che «Il nemico proverà probabilmente a prendere il controllo della città di Mariupol, catturare Popasna e lanciare un’offensiva in direzione di Kurakhove per raggiungere i confini amministrativi della regione di Donetsk». Secondo alcune testimonianze, per concludere la presa di Mariupol, una città ormai rasa al suolo e dove secondo il cui sindaco alla fine potrebbero contarsi oltre diecimila morto tra la popolazione, i russi starebbero anche facendo ricorso alle armi chimiche.
Il battaglione Azov, la milizia di estrema destra ucraina che guida la difesa, afferma che i droni russi hanno già fatto cadere sostanze tossiche. Per verificare tale denuncia, sono al lavoro gli esperti britannici per i quali in effetti «i rapporti indicano che le forze russe potrebbero aver usato agenti chimici in un attacco alla popolazione di Mariupol. Stiamo lavorando urgentemente con i nostri partner per verificare le informazioni», ha affermato il ministro degli Esteri Liz Truss. Qualsiasi uso di tali armi «costituirebbe una brutale escalation in questo conflitto e chiederemo (ai russi, ndr) di renderne conto», ha aggiunto.
Restando sul fronte sud, i russi stanno rafforzando il loro sistema di difesa aerea nelle aree di Melitopol e Ilovaisk. Le truppe ucraine hanno inoltre respinto nella giornata di ieri sei attacchi sul territorio delle regioni di Donetsk e Lugansk. In tali operazioni, sottolinea lo stato maggiore di Kiev, sono stati distrutti quattro carri armati, cinque blindati per il trasporto truppe, ventisei autoveicoli e otto sistemi di artiglieria. Sono stati inoltre abbattuti un aereo, due elicotteri e quattro droni. Sempre secondo l’ultimo aggiornamento della situazione sul campo, le truppe russe stanno cercando di completare il raggruppamento e il trasferimento delle unità già impegnate a nord della capitale nelle aree di concentrazione delle regioni russe di Belgorod e Voronez, nonché il trasferimento delle forze aeree negli aeroporti vicino ai confini orientali dell’Ucraina.
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«Gli occupanti russi, ignorando le norme del diritto internazionale umanitario, continuano a utilizzare la tattica del collocamento delle attrezzature e del personale militare direttamente nelle abitazioni. Pertanto, nei territori occupati delle province di Zaporizhia e Kherson, gli occupanti utilizzano i locali delle imprese agricole, le infrastrutture energetiche e sociali e i distretti centrali degli insediamenti. Ci sono stati casi di nemici che hanno combattuto in abiti civili», ha detto lo stato maggiore.
«In direzione Slobozhansky - si legge ancora nell’aggiornamento della situazione sul campo della leadership militare ucraina - le truppe nemiche continuano a bloccare parzialmente la città di Kharkiv. Nell’area della città di Izyum, i russi conducono la ricognizione aerea al fine di identificare le posizioni delle unità delle nostre truppe e determinare le rotte del loro dispiegamento». Secondo lo stato maggiore, nelle aree di Donetsk e Tavriya, il nemico sta combattendo e mantenendo alcuni confini con le forze del distretto militare meridionale. «Sta spostando unità aggiuntive per condurre le ostilità sul territorio dell’Ucraina», afferma la dichiarazione. Infine, il bollettino sottolinea che «Nelle acque del Mar Nero e del Mar d’Azov, i gruppi navali nemici continuano a svolgere compiti relativi all’isolamento dell’area delle ostilità, alla ricognizione, al supporto antincendio delle unità di terra. La minaccia dell’uso di armi missilistiche da parte del nemico rimane alta».