“Una guerra da vincere ad ogni costo”. Così in Russia stanno vivendo il conflitto con l'Ucraina
Nella Mosca coinvolta solamente in una ‘operazione militare speciale’ si fa effettivamente fatica a cogliere, a prima vista, che il Paese è in guerra. Si respira un’aria di tensione, tutti parlano della ‘situazione internazionale’, non apertamente dell’operazione per paura della censura, ma regna sovrana l’idea che entro pochi mesi si tornerà alla normalità, spiega il sociologo russo Grigory Yudin, già commentatore di Vedomosti e Proekt, denunciando la difficoltà ad anticipare cosa accadrà se i fatti non confermeranno questa teoria. «È possibile che una parte significativa della società concluda che è troppo tardi per fermarsi e questa guerra sarà infine considerata come esistenziale, da vincere a ogni costo». Per il momento il sistema sembra aver assorbito l’onda d’urto delle sanzioni: il mondo delle imprese considera la situazione come un dato di fatto e cerca di adattarsi velocemente alle nuove condizioni senza troppe discussioni. «Abbiamo cambiato la nostra logistica e adesso facciamo arrivare le nostre spedizioni dalla Bielorussia. È molto conveniente. Possiamo sempre tornare indietro se la situazione si risolvere», è uno dei commenti che cita Yudin, che era stato ricoverato, e arrestato, in una delle proteste organizzate a Mosca dopo l’inizio della guerra.
Molte famiglie sono divise per generazione. I giovani preferiscono evitare di discutere con i genitori che cercano di imporre le loro opinioni. Nelle università, agli studenti si chiede di fare la spia. «Anche se pochi acconsentono di farlo, il clima è comunque rovinato, basta che un solo studente accetti di farlo», aggiunge il sociologo, per cui, quando si leggono le percentuali dei sondaggi (Levada ha appena pubblicato una ricerca da cui emerge che l’83 per cento dei russi sostiene le politiche di Putin, contro il 71 per cento di febbraio, ndr), bisogna tenere conto delle pressioni sociali e della censura in atto. Il panico iniziale sembra essersi esaurito. Il rublo è rimbalzato. È difficile acquistare valuta a Mosca, ma il tasso di cambio attuale dà fiducia. Si può sempre andare nei Paesi vicini e acquistare dollari all’incirca allo stesso cambio di prima dell’inizio dell’operazione. L’inflazione non viene percepita necessariamente come legata alla guerra. La gente chiede se ci sarà una guerra, segno che la versione ufficiale ha attecchito, e non c’è grande entusiasmo per l’operazione militare in corso.
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Non sono molte a Mosca le auto con la Z che ne è diventata il simbolo, più facile leggere slogan contro la guerra dipinti sui muro. Il possibile impiego di armi nucleari è «normalizzato». Conversazioni sulle conseguenze della guerra spesso finiscono con il citare la minaccia nucleare. «Solleveranno tutte queste sanzioni perché abbiamo armi nucleari», si dice, per esempio. «Per molti russi, Putin sta mettendo alla prova, una volta di più, che vale la legge del più forte. La hybris è illimitata: bisogna semplicemente essere abbastanza sfacciati per diventare padroni dell’Universo. L’Occidente viene considerato debole perché non è disposto a rischiare una guerra nucleare».
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