La previsione di Germano Dottori: “Spiragli per trattare ma ci vorrà tempo. Nessuno vincerà la guerra”
«Un sentiero per trattare c'è, seppure impervio. Lo ha aperto Zelensky dopo il discorso di Biden a Varsavia, che deve averlo spaventato non poco, prospettando l'eventualità di una guerra lunga e l'obiettivo dell'allontanamento di Putin dal potere. Ostilità prolungate distruggerebbero infatti l'Ucraina. I tempi non sono maturi perché la prova di forza militare non si è ancora esaurita. Lo prova anche l'attacco degli elicotteri ucraini contro Belgorod. Occorre che le parti comprendano di non poter migliorare la propria posizione sul terreno. Quando ciò accadrà, forse avremo l'accordo. Comunque Kiev sta facendo offerte che la Russia potrebbe prendere in considerazione». Germano Dottori, Consigliere scientifico di Limes, commenta il secondo round di negoziati tra Russia e Ucraina anche se Putin ha fatto sapere che «i tempi non sono ancora maturi» né per arrivare al cessate il fuoco in Ucraina né per organizzare un incontro con Zelensky.
Dopo il gas da pagare in rubli, ieri Mosca ha messo sul tavolo anche il tema del grano le cui forniture sarebbero garantite solo ai «Paesi amici» accettando pagamenti in rubli e in valuta locale. Queste «sanzioni» che la Russia vorrebbe imporre sono un segno di debolezza o di forza? E quanto concretamente si potranno attuare?
«La mossa sul rublo rientra nella categoria delle misure difensive adottate in un contesto di guerra economica, come le eventuali controsanzioni cerealicole. I russi sono riusciti per ora a consolidare la posizione della loro divisa, che è tornata ai tassi di cambio d'inizio febbraio. Non è chiaro tuttavia se l'espediente funzionerà nel lungo periodo».
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Per quanto riguarda la situazione bellica sul campo, secondo alcuni osservatori la Russia non avrebbe espresso tutta la sua potenza militare. Qual è la sua opinione a riguardo?
«Dipende da cosa intendiamo per potenza militare. Certamente la Russia non ha utilizzato il proprio arsenale nucleare e neppure alcuni dei sistemi d'arma che le servono in caso di scontro con la Nato. Sul piano convenzionale, invece, il grosso è sul campo. I problemi che stanno fronteggiando i russi sono complessi: appaiono poco digitalizzati e anche indietro sotto il profilo della dottrina d'impiego. La superiorità degli ucraini nel campo informativo e del monitoraggio del campo di battaglia è poi marcata a causa del supporto esterno che stanno ricevendo».
Ieri Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha aperto alla mediazione dell'India. Qual è il ruolo di Nuova Delhi nella guerra in Ucraina?
«L'India è un cliente militare di Mosca. Tuttavia, non è certo che Delhi abbia la statura politica necessaria a un esercizio di questo tipo. Turchi e cinesi si trovano in una posizione migliore. Va chiarito tuttavia che non esistono mediazioni magiche. La diplomazia svolge una funzione ausiliaria rispetto alla prova di forza sul campo. Convertirà in un accordo formale l'equilibrio che si realizzerà sul terreno, aiutando le parti a trovare un punto d'incontro che salvi l'onore di entrambe. Sono morte molte persone, non è un compito facile».
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L'Italia potrebbe essere tra i Paesi garanti della pace e della sicurezza in Ucraina. Cosa vuol dire e che importanza avrebbe per il nostro Paese?
«Ancora non si sa, perché è probabile che Russia e Ucraina attribuiscano a questa funzione una valenza del tutto diversa. Per Kiev, comporterebbe l'intervento militare automatico dei Paesi garanti in caso di violazioni dell'intesa. Per Mosca, invece, la verifica degli adempimenti relativi al futuro controllo degli armamenti. Va poi valutata la compatibilità dello status di neutralità che l'Ucraina ha posto sul piatto con l'eventuale ingresso di Kiev nell'Unione Europea: l'articolo 42 del Trattato Ue prevede infatti un obbligo per tutti gli Stati membri di aiutare con ogni mezzo disponibile quello fra loro che subisse un attacco militare. Finora, nessuno gli ha dato molto peso. Le cose potrebbero però cambiare con l'annunciato riarmo tedesco».
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